Nell’Olimpo delle fiabe più conosciute v’è Cenerentola, che, in questo adattamento firmato da Kenneth Branagh, si manifesta più capace che mai di instillare quella gioia a colori che punta alla riscoperta di emozioni sopite molti anni fa, creando quel metaforico e fantastico ponte capace di mettere in contatto il nostro mondo con l’universo incantato nel quale questa indimenticabile storia prese forma.
L’obbiettivo del regista inglese era la messa in scena di una trasposizione che rendesse giustizia al classico fiabesco, senza cadere tuttavia negli estremismi della rivisitazione moderna che, il più delle volte, finisce per sconvolgere un prodotto nel tentativo di migliorarlo. Un classico è tale solo se il suo contenuto rimane invariato. Branagh lo sa bene e dimostra egregiamente d’avere i mezzi necessari a lasciare intatto il secolare capolavoro.
Attraverso un uso attento e mai spregiudicato della macchina da presa, il regista inglese sa concordare, con una fotografia altrettanto scrupolosa, inquadrature risolutive e di estrema potenza cinematografica, non fini a sé stesse, ma atte alla corretta rappresentazione del concetto del magico. Il tocco dell’inglese è di minuziosa semplicità. Si concentra solo su ciò che è importante, elogia i giusti caratteri e tralascia quanto può essere tralasciato. Il montaggio delle scene ne è la prova. Rimanendo sul punto focale essenziale che è la fiducia e la gentilezza come valori umani e necessari alla maturazione dell’essere, ritmi lenti e serrati si alternano ottimamente, riuscendo perfettamente in una dinamica veloce e mai noiosa, che rallenta solo quando richiesto e con l’unica finalità di sottolineare i momenti di maggiore importanza e carica emotiva. Intelligente scelta, infine, è l’adozione del montaggio alternato per la rappresentazione di scene chiave, come la fuga di Cenerentola a bordo della leggendaria carrozza a zucca, seguita da principe e guardie reali.
A tessere quella che è una delle trame più ammirate e conosciute in tutto il mondo troviamo un cast di tutto rispetto.
Nel ruolo del bel principe il giovane Richard Madden, che già aveva vestito panni reali nella serie TV che lo ha reso celebre nel ruolo di Robb Stark, Game of Thrones. Queste due figure, sebbene si equivalgono in termini di rango nobiliare, sono estremamente differenti, quasi opposte. Madden, tuttavia, porta a termine con successo il compito affidatogli da un regista che egli stesso descrive come attentissimo ai dettagli, tanto da obbligarlo alla lettura de Il principe di Machiavelli, lettura che agli occhi dello stesso Branagh risultava essenziale alla messa in scena di una parte come quella del principe azzurro.
E la bella Cenerentola? La scelta, possiamo permetterci di dirlo, è stata più che azzeccata. La bella Lily James (Downton Abbey) incarna a pieno l’innocenza e la gentilezza che il suo personaggio richiede. La sua interpretazione è lo specchio di quanto qualsiasi bambino o bambina si potesse aspettare da questo film. Divertentissima l’interpretazione nei panni di un’assolutamente singolare fata madrina (Elena Bonham Carter) ed eccezionale la cattiveria della perfida Matrigna (Cate Blanchett).
Il meriti del cast, tuttavia, vanno condivisi con chi lavora dietro il grande schermo.
I primi elogi vanno alla magia che il preparatissimo Patrick Doyle ha saputo imprimere alla colonna sonora della favola.
A seguire, ulteriori meriti ai costumi di Sandy Powell e all’incredibile scenografia di Dante Ferretti, più volte ringraziato dall’intero cast e descritto dal regista inglese come unico ed estremamente competente. Grazie a lui, dice la bella Cenerentola, il copione appariva quasi inutile; la favola era così vera che persino tra gli stessi attori ci si perdeva in quell’amalgama di fantasia.
Il progetto di Branagh è riuscito perfettamente, eppure incuriosisce sapere quali siano le motivazioni che abbiano portato l’acclamato regista a passare dalla trasposizione cinematografica di opere letterarie come Hamlet a soggetti sempre più fantastici, girando Thor e giungendo infine a Cenerentola. Le sue motivazioni non sono tanto nel genere, quanto in un processo di maturazione che egli ritiene essenziale e che caratterizza tutti i personaggi presi in esame; non importa che sia la maturazione del giovane Thor ad uomo, attraverso le sue difficoltà nell’affrontare i legami familiari e il discusso rapporto col fratello Loki, o che sia la crescita di una ragazza orfana che si fa spazio con la gentilezza sul cammino che la renderà donna. Entrambe le figure, così come in Amleto, presentano un cambiamento, una rivoluzione delle idee e del pensiero e, sottolinea il regista, se mi è possibile rappresentare tutto ciò e allo stesso tempo divertirmi in un ambiente fantastico, perché no?
Mattia Serrago
Cenerentola
Regia: Kenneth Branagh. Fotografia: Haris Zambarloukos. Montaggio: Martin Walsh. Musiche: Patrick Doyle. Interpreti: Richard Madden, Lily James, Elena Bonham Carter, Cate Blanchett. Origine: USA, 2015. Durata: 105′.