Anatomie d’une chute della francese Justine Triet e La chimera di Alice Rohrwacher sono le due grandi favorite per la Palma d’oro a poche ore dall’annuncio e dalla consegna sul palco del Gran teatro Lumière. Il 76° Festival di Cannes chiude il bilancio in positivo, con una buona edizione e un buon concorso, sperando che la giuria del presidente svedese Ruben Östlund non faccia qualcosa di solo apparentemente sovversivo (il pensiero va al personaggio di Mathieu Almaric ne Il sol dell’avvenire). Il film della Triet (nota per La battaglia di Solferino) è da giorni ai piani alti di tutte le classifiche e ha convinto con la sua storia di una scrittrice (l’ottima Sandra Hüller) che si difende dall’accusa di aver buttato il marito dalla finestra. Il film della Rohrwacher, una storia di tombaroli negli anni ‘80, vaga, ondivaga, forse rabdomante come il suo protagonista, è piaciuta con il suo fascino per il sottosuolo, il suo dire e non dire, anche se i suoi riferimenti cinematografici (Fellini, Pasolini, Paradjanov) sono talmente ostentati da risultare scolastici. Resta che tra i tre film italiani in gara, Rohrwacher è la più internazionale e forse universale.
Un altro che ha ottime possibilità per i premi è The Zone Of Interest dell’inglese Jonathan Glazer, dal romanzo di Martin Amis, ancora con una Hüller strepitosa. Un film che invece ha diviso molto, anche per il suo schematismo.
Film amatissimo da molti è Fallen Leaves di Aki Kaurismaki: il finlandese non è molto amato dalle giurie, ha vinto solo il Gran Prix 2002 con L’uomo senza passato non nascondendo la delusione. Stavolta potrebbe rifarsi, ma non è detto.
Ancora un film molto amato, che ha commosso nell’ultimo giorno, è Ken Loach con The Old Oak: difficile che lo scozzese vinca la terza Palma, più probabile il premio al magnifico protagonista Dave Turner.
Tra gli attori maschi c’è da tenere presente il giapponese Kōji Yakusho in Perfect Days di Wim Wenders, senza dimenticare il gigantesco Paolo Pierobon nel ruolo di Pio IX in Rapito di Marco Bellocchio.
Le rivali per la Hüller potrebbero essere Natalie Portman in May December di Todd Haynes (buono ma forse non straordinario come altri suoi) e Léa Drucker per L’été dernier di Catherine Breillat, scandaloso ma non troppo.
Gli altri film che hanno ricevuto ampi consensi e starebbero bene nel palmares sono About Dry Grasses del turco Nuri Bilge Ceylan e Monster del giapponese Kore-Eda Hirokazu, entrambi già vincitori della Palma.
da Cannes, Nicola Falcinella