Quattro registe donne, cinque autori già vincitori della Palma d’oro, sei alla prima volta in concorso e due opere prime. È un 72° Festival di Cannes che parte tra ripetizione rituale e qualche novità. In gara ci sono 21 lungometraggi tra cui, unico italiano, Il traditore di Marco Bellocchio con Pierfrancesco Favino nel ruolo del pentito di mafia Tommaso Buscetta. Bellocchio è un veterano della Croisette, ci ha portato alcuni dei suoi film più belli, da L’ora di religione a Vincere, ma non gode di grande fortuna con le giurie e gli manca la Palma. Un premio sempre sfuggito anche a Pedro Almodovar, che porta Dolor y Gloria. Entrambi i film saranno nelle sale italiane in contemporanea con la proiezione festivaliera. Non mancano i film sulla carta interessanti, mentre la Palma d’oro alla carriera andrà al mito Alain Delon. Celebrata invece sul manifesto del festival la recentemente scomparsa Agnès Varda.
WordL’apertura è con The Dead Don’t Die di Jim Jarmusch, film di zombie d’autore con grande cast: sembrerebbe l’inaugurazione perfetta.
Grande attesa c’è, per ragioni diverse, per Once Upon a Time… in Hollywood di Quentin Tarantino e Mektoub, My Love: Intermezzo di Abdellatif Kechiche, due autori consacrati e sempre sotto esame. Lo stesso vale per A Hidden Life di Terrence Malick, di nuovo in gara dopo The Tree of Life. In gara ci sono anche Sorry We Missed You di Ken Loach, Gisaengchung Parasite di Bong Joon-ho, Le jeune Ahmed di Jean-Pierre e Luc Dardenne, Roubaix, une lumière – Oh Mercy! di Arnaud Desplechin, Matthias et Maxime di Xavier Dolan e It Must Be Heaven di Elia Suleiman. Un po’ meno noti fuori dal circuito festivaliero gli altri: The Wild Goose Lake di Diao Yinan, La Gomera – The Whistlers di Corneliu Porumboiu, Atlantique di Mati Diop, Little Joe di Jessica Hausner, Les Misérables di Ladj Ly, Bacurau di Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles, Frankie di Ira Sachs, Portrait de la jeune fille en feu di Céline Sciamma e Sibyl di Justine Triet.
Nella sezione Un certain regard c’è l’animazione italiana La famosa invasione degli orsi in Sicilia, esordio del fumettista Lorenzo Mattotti dal racconto di Dino Buzzati. In mezzo a diverse opere prime e seconde, da segnalare Jeanne di Bruno Dumont e Chambre 212 di Christophe Honoré, O que arde – Fire will come di Oliver Laxe, Liberté di Albert Serra, e da tener d’occhio Dylda del russo Kantemir Balagov, che si era già fatto apprezzare con l’esordio Tesnota.
Fuori competizione ci sono Les plus belles années d’une vie di Claude Lelouch, La belle époque di Nicolas Bedos, Diego Maradona di Asif Kapadia, Rocketmen di Dexter Fletcher e Too Old to Die Young di Nicolas Winding Refn.
Come Proiezioni di mezzanotte Lux aeterna di Gaspar Noé e The Gangster, the Cop, the Devil del coreano Lee Won-Tae. Completano la selezione ufficiale le proiezioni speciali Tommaso di Abel Ferrara, Family Romance, LLC. di Werner Herzog, La cordillera de los suenos di Patricio Guzman, Living and knowing you are alive di Alain Cavalier, Chicuarotes di Gael Garcia Bernal e Que sea ley di Juan Solanas.
La Quinzaine des realisateurs, da quest’anno diretta dal bresciano Paolo Moretti, presenta tra glia altri The Staggering Girl di Luca Guadagnino e una Masterclass di Robert Rodriguez accompagnata dalla proiezione di Red 11. Mentre il film d’apertura della sezione sarà Le Daim – Deerskin di Quentin Dupieux e in chiusura Yves di Benoît Forgeard. Tra i titoli più interessanti della sezione si annunciano Ang Hupa – The Halt del grande filippino Lav Diaz, Hatsukoi – First Love di Takashi Miike, Lillian di Andreas Horvath, il documentario On va tout péter – Blow It to Bits di Lech Kowalski, Parwareshgah – The Orphanage di Shahrbanoo Sadat, Les Particules – Particles di Blaise Harrison e Zombi Child di Bertrand Bonello.
Nessun italiano, infine tra le sette opere prime e seconde della Semaine de la critique.
da Cannes, Nicola Falcinella
Ken Loach