Forum regala un altro film molto interessante a questa nuova edizione della Berlinale, e il cinema rumeno si conferma uno dei più vitali nel panorama contemporaneo.
Siamo intorno al 1900, un ebreo di nome Leiba gestisce una locanda in un piccolo villaggionella campagna rumena. Leiba vive con la moglie Sura e il figlio Eli in questo piccolo paese situato in un paesaggio così bello da sembrare un dipinto, la locanda è il punto d’incontro dei viaggiatori e della comunità del villaggio, un posto aperto sia per i cristiani che per gli ebrei, un punto di apertura mentale perché i viaggiatori portano le conoscenze degli altri luoghi, ma ovviamente portano anche le dicerie più oscure.
Dietro la bellezza del luogo c’è infatti un pericolo di fondo: a prima vista le persone che mangiano e bevono qui sono tutte uguali, la locanda è il posto dove tutti mangiano insieme, ma la convivialità maschera un razzismo malcelato e un antisemitismo nascente. Le loro conversazioni a tavola rivelano a poco a poco pregiudizi e sentimenti nascosti. Prima un viaggiatore porta i discorsi di Lombroso sui tratti somatici dei criminali, poi arriva un po’ di derisione per i vestiti e le abitudini degli ebrei. Niente di straordinario all’inizio, sembrano battibecchi tra vicini di casa che si prendono sempre in giro a vicenda, ma a poco a poco si arriva ad accuse velenose. Presto arriva un po’ di invidia per i guadagni della locanda enon mancano i commenti sulle donne dopo qualche bicchiere di troppo. Tra la Pasqua ebraica e quella cristiana invece arrivano le accuse di mancati pagamenti, e presto scoppierà una scintilla che farà deflagrare questo mondo idilliaco.
Săptămâna Mareè un libero adattamento del racconto An Easter Torch del 1889 dell’autore rumeno Ion Luca Caragiale. Cohn ci mostra a piccoli tocchi la nascita dell’antisemitismo, ed è rigoroso nel creare questa storia del secolo scorso: inquadrature fisse e molto lunghe ci fanno entrare in questo mondo illuminato da notevoli sfumature psicologiche. I suoi personaggi sembrano abitare questo mondo come se vivessero oggi, come le persone della porta accanto, coinvolti nelle proprie vite. Anche quando la miccia dell’antisemitismo è già accesa, Leiba e sua moglie fanno progetti, discutono o ridacchiano inizialmente di gioia. Ma la tensione arriva piano pianoe la paura arriva sempre più forte. Cohn è molto bravo a ricreare questa apprensione, soprattutto le scene notturne dove il bussare alla porta di casa scatena angoscesempre più crescenti.
Il film è forse troppo lungo, soprattutto nella seconda parte, il regista non riesce a tenere tutta l’aspettativa che aveva creato e così, forse, spreca un finale notevole dove tre eventi uno dietro l’altro ci fanno capire come le azioni di un singolo hanno sempre delle conseguenzefortissime su una comunità. Un film che nonostante qualche difetto è comunque molto interessante e conferma ancora una volta la sempre rilevante selezione di Forum.
da Berlino, Claudio Casazza