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Berlinale 73: Laggiù qualcuno mi ama, Troisi rivive nel film di Martone

Massimo Troisi è morto ormai da 29 anni e di film su di lui ne sono stati fatti molti, sono stati scritti tanti libri e c’è molta discussione sulla sua caratura di grande comico, ma anche di grande autore.
Con Laggiù qualcuno mi ama, presentato nella sezione Berlinale Special, Mario Martone prova a fare qualcosa di diverso dai film fatti nel recente passato, non va a intervistare tutti gli amici e collaboratori famosi, o l’attrice o l’attore dei suoi film, fa invece un ragionamento su tutte le persone che sono state influenzate dai suoi film.
Con questo film Martone ci vuole dire che Troisi è un artista sottovalutato come attore, ma soprattutto come regista. Aveva una sua idea di commedia e una natura fragile e malinconica che si rifletteva in una poetica molto chiara e profonda. Martone ci dice che era un ribelle dolce ma con una mano registica forte e decisa. Poi forse esagera nel dirci che ha ispirato un’intera generazione, a questo proposito soprattutto la parte politica pare francamente eccessiva, ma sicuramente coglie nel segno restituendoci un ritratto di un autore indimenticabile.

Quando Troisi ha fatto il suo primo film, Ricomincio da tre, era già famoso per le esperienze televisive, aveva tutto a portata di mano, ma decide di non scrivere il film con un grande sceneggiatore italiano, sceglie di scrivere con la sua ragazza dell’epoca: Anna Parigliano. Martone sottolinea molto questa scelta, una scelta di libertà, e trova per questo film il prezioso aiuto proprio della Parigliano. Dialogando con lei, Martone scopre documenti inediti che forniscono uno spaccato del laboratorio segreto del comico napoletano, dove i suoi pensieri, le sue battute e i suoi scritti diventavano poi cinema. Abbiamo così la riscoperta del Troisi privato oltre che di quello pubblico, con un bel ragionamento su tutto il lavoro di scrittura dei film, sia di quando erano una coppia che quando non lo erano più.
Ovviamente dobbiamo parlare anche dell’archivio all’interno del film, di inedito c’è una divertente registrazione audio della Parigliano e qualcosa di televisivo che non si è visto tanto, ma il grosso è tratto dai suoi film: Laggiù qualcuno mi ama diventa quasi dialogo di Martone con Troisi, un dialogo anche con i suoi film che vengono quasi rimontati e commentati, da rimarcare un grande lavoro del montatore Jacopo Quadri a proposito.
Una parte fondamentale del film è il discorso sulla comicità, Martone si concentra sul ritmo della battuta di Troisi, un ritmo diverso dal comico che fa la battuta fulminante. Troisi aveva infatti una comicità che arrivava sempre a poco a poco, molto gestuale oltre che di parola. In questo ritratto Martone fa degli accostamenti un po’ arditi, partendo con l’Antoine Doinel di Truffaut e poi arriva addirittura a grandi comici come Totò e Charlie Chaplin. Diciamo che anche in questo caso esagera un po’ troppo e forse non riesce così a ben delineare l’unicità di Troisi.

Laggiù qualcuno mi ama, non poteva essere altrimenti, racconta molto di Napoli. Dobbiamo però dire che Troisi, come Martone, ha sempre provato a liberarsi della napoletanità. Entrambi soffrivano i luoghi comuni di Napoli e perciò Martone sottolinea fortemente come Troisi fu uno dei pochi che rivoluzionò l’immagine stereotipata del napoletano. Era un comico gentile che tartagliava e recitava sottovoce, non proprio il classico napoletano.
Tralasciando qualche strana forzatura, è in definitiva un bel ritratto umano che crea emozioni. La filmografia di Troisi è forse un unico film che va riscoperto perché è ancora vivo sullo schermo. Rivedere frammenti della sua opera a distanza di anni ci permette di capire e sorprenderci della sua forza cinematografica. Il tempo che passa ci permette di rivivere Massimo Troisi. Il film è già al cinema e, visto il successo, sta raddoppiando anche le copie in distribuzione. Altro motivo che dimostra quanto Troisi sia ancora molto amato. Questo è il miracolo del cinema insomma.

da Berlino, Claudio Casazza

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