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Berlinale 71: un film in era Covid

Il primo film in epoca pandemica presentato alla 71° Berlinale è Bad Luck Banging or Loony Porn del romeno Radu Jude. In una Bucarest dove si indossano (quasi tutti) le mascherine e le riunioni si svolgono all’aperto e distanziati, o almeno provandoci, l’insegnante Emilia è finita nei pasticci dopo che un video sessuale con suo marito è stato messo in internet da sconosciuti. Jude, tra i grandi favoriti per l’Orso e già a Berlino con Aferim! e Uppuercase Print, divide l’opera in tre parti distinte. Nella prima la protagonista si muove a piedi per la città svolgendo varie commissioni, dopo aver appreso la situazione. Intorno a lei il regista sottolinea i segni del lusso e del consumismo che contrastano con quelli dell’abbandono e della povertà, mentre dilagano i litigi stradali. La parte centrale è una sorta di acuminato e ironico dizionario, nel quale Jude prende in esame diverse parole e ne definisce il significato con degli esempi e paradossi, insistendo sulle deportazioni di ebrei e rom, sulle dittature e sulle storture della società. L’ultima parte vede Emilia, docente sempre benvoluta e apprezzata dagli studenti, partecipare a un’assemblea dei genitori nel cortile della scuola: quasi tutti la mettono sotto processo per il video con accuse moraliste e ipocrite. Emilia è diventa vittima due volte (è successo recentemente anche a una maestra italiana) della diffusione di un video privato senza il suo consenso. Jude, senza risparmiare inserti spinti e passaggi provocatori, mette alla berlina una società gretta e reazionaria, dove la democrazia è messa a rischio dalle basi, perché non c’è un terreno comune per un confronto. Una pellicola attualissima che provoca in maniera forte e vuole spingere a ragionare.

Discreto è il francese Albatros – Drift Away di Xavier Beauvois, conosciuto per Uomini di Dio e Il prezzo della gloria. Jérémie Renier interpreta Laurent, comandante della stazione delle gendarmerie di Auberville, nella zona di Rouen. Al compleanno della piccola Lucie, chiede la mano di Marie con cui sta da 10 anni: la coppia affiatatissima è tornata a vivere in paese e sta ristrutturando una vecchia casa. L’uomo segue vari casi, suicidi, violenze domestiche sui bambini, ordigni inesplosi trovati sulla spiaggia e pure quello di un allevatore che si sente oppresso dalle regole e fugge. Quando questi minaccia il suicidio in una notte di tensione, Laurent spara colpendolo alla coscia, ma i soccorsi arrivano troppo tardi e l’uomo spira. Così il protagonista dovrà affrontare un’indagine, vincere i sensi di colpa e ricostruirsi, in un solido dramma morale. Albatros è il nome del modellino di nave che il nonno marinaio ha lasciato al nipote: il mare avrà un ruolo nel percorso di elaborazione.

Tra i 12 film della sezione Encounters si segnala lo svizzero Das Mädchen und die Spinne di Ramon e Silvan Zurcher, un dramma trattenuto e una commedia strampalata sulle relazioni e ciò che ci tiene o non ci tiene insieme. La giovane Lisa trasloca in un nuovo appartamento, aiutata dagli amici, dall’ex coinquilina Mara e dalla madre, sotto gli occhi della curiosa vicina Karen e sua figlia piccola. In un continuo via vai di persone e oggetti di arredamento, spiccano la madre Astrid (Ursina Lardi), che sta spesso al centro dello spazio, e la bella, eccentrica e provocante Mara che è negli sguardi di tutti. Sotto sotto la giovane non accetta l’abbandono da parte di Lisa e assume comportamenti sempre più bizzarri. Un film di dettagli (le piume, il ragno del titolo, il gatto che scappa, il cane che mangia i cavi) e stranezze, intessuto di leggerezza (anche con l’uso delle musiche), che parla dei cambiamenti della vita con stranezza e partecipazione. Un film insolito e prezioso, con un suo calore e una sua poesia.

In sette quadri fissi, tutti rigorosamente all’aperto in campagna o nei boschi, è costruito Hygiène sociale – Social Hygiene del canadese Denis Côté (Curling, Répertoires des villes disparues). Un film dall’impianto teatrale e che può far pensare anche ai film della coppia Straub/Huillet per la fissità dei personaggi e l’antinaturalismo dei dialoghi e della recitazione, anche se l’obiettivo è diverso. Coté fa dialogare il protagonista Antonin, un fallito regista quarantenne che vive di piccoli furti, con le diverse donne della sua vita: la sorella Solveig che lo rimprovera, la moglie Eglantine che lo tradisce con un altro, Cassiopea della quale è innamorato, oltre alla giovane studentessa di teologia Aurore incontrata per caso e una funzionaria del ministero che vuole fargli pagare le tasse. Un uomo che non sa scegliere e si crogiola nella mediocrità. Tutte le donne provano, senza successo, a spronarlo a prendersi delle responsabilità, a fare delle scelte e forse diventare adulto.

Nicola Falcinella

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