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Beautiful Creatures – La sedicesima luna

locandinaNel piccolo villaggio di Gatlin, South Carolina, vive il giovane Ethan Wate (Alden Ehrenreich), un liceale ancora imberbe che sogna, come tutti i liceali ancora imberbi, di sfuggire al mortifero tedio della provincia. Un giorno, la bella e misteriosa Lena Duchaness (Alice Englert) giunge in città, e presto tra i due divamperà una passione fatale che porterà il primo a intrufolarsi nella strana famiglia di lei, dedita a pozioni alchemiche e arti diaboliche, e la seconda a sfidare il suo destino in nome dell’amore: al compimento del sedicesimo anno d’età, infatti, la ragazza si trasformerà in una strega; buona o cattiva, sarà il caso a stabilirlo.

Arriverà il giorno in cui, sull’onda d’urto di un’ormai imperscrutabile rivalutazione, la bruttezza cinematografica cascherà dinnanzi allo scranno di un ipotetico San Pietro della settima arte, e lì sarà giudicata, soppesata e ponderata da una qualche altrettanto imperscrutabile commissione d’esperti. Così succederà che, come oggi noi contemporanei ci balocchiamo con le pellicole, che so, di un Dwain Esper o con le più sgangherate creazioni blaxpoitation, allora anche i “piccoli” successi di botteghino, altrimenti racchiusi tra le parentesi quadre di una non meglio specificata appendice letteraria, andranno incontro a inevitabile riabilitazione. Stessa sorte che toccherà di sicuro pure a questo Beautiful Creatures, di Richard LaGravenese, che di nome pare un vampirazzo sbucato da Twilight o da un romanzo di Ann Rice, e di fatto è invece lo sceneggiatore di uno dei film più imbecilli mai realizzati, I ponti di Madison County (1995). Fortuna che quel momento esecrabile è lungi dall’arrivare, così per adesso Jeremy Irons, nella parte dell’altisonante Macon Ravenwood, è ancora un attore alle prese con un pessimo film, concepito per un pessimo pubblico e con pessime situazioni a puntellarne la trabeazione.

emmy-rossum-beautiful-creatures-w352Perché? La risposta è di per sé banale, eppure necessaria ancor più della domanda: è eticamente scorretto pretendere che uno spettatore, dotato di un sistema neurovegetativo tutto sommato funzionante, possa individuare dei punti di interesse in una pellicola in cui, chi non è seduto a un tavolo a parlare, corre dietro alle sottane della fidanzata lambiccandosi in mille arzigogolati dialoghi pseudo-impegnati. E nulla più. È vero, Lena Duchaness è una strega, forse pure malvagia, ma la faccia di Alice Englert è talmente sciocca che la questione passa in secondo piano; e se anche ci fosse in essa, in quei lineamenti puliti con sottofondo di musica sbrodacciona, un barlume, finanche un guizzo di curiosità, tale percezione verrebbe subito eclissata dalle di lei zia e cugina, Ridley e Sarafine (Emmy Rossum ed Emma Thompson, rispettivamente), due streghe pin-up parrebbe scritturate ne La terza madre, capitolo secondo. Quando lo faceva Dario Argento non andava bene, lo fanno gli americani, tutto è lecito. Per il resto, Beautiful Creatures caracolla asmatico e ansante, fino a quando un colpo di pistola non abbatte chi di dovere (forse), mettendo fine una buona volta alla maledizione che grava su Lena e soprattutto all’ordalia del film. Si salvano solo tre cose, la scenografia (Matthew Flood Ferguson), la costumistica (Jeffrey Kurland) e, almeno in parte, l’attore feticcio di Coppola, Alden Ehrenreich, specializzatosi in ruoli vampireschi: Twixt (2009) prima, Beautiful Creatures dopo, Stoker di Park Chan-Wook in un immediatissimo futuro.

Marco Marchetti

Beautiful Creatures

Regia: Richard LaGravenese. Sceneggiatura: Richard LaGravenese, Kami Garcia, Margaret Stohl. Fotografia: Philippe Rousselot. Montaggio: David Moritz. Musica: Thenewno2. Interpreti: Alden Ehrenreich, Alice Englert, Jeremy Irons, Viola Davis, Emma Thompson. Origine: USA. Durata: 124 min.

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