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Anywhere Anytime e La storia di Souleymane: vicende parallele

Al cinema due film che vedono protagonista un fattorino

I fattorini che si muovono in bicicletta nelle città sono protagonisti al cinema in queste settimane. Prima Anywhere, Anytime di Milad Tangshir, film italiano del regista d’origine iraniano presentato alla Mostra di Venezia nell’ambito della 39° Settimana internazionale della critica (dove si è aggiudicato il premio Luciano Sovena come miglior produzione indipendente), ora il francese La storia di Souleymane di Boris Lojkine, premio della giuria nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes, nonché migliore interpretazione per l’attore protagonista Abou Sangare. Senza dimenticare, su un piano diverso, la commedia Ricomincio da taaac de Il terzo segreto di satira con Germano Lanzoni di nuovo nei panni del signor Imbruttito, che, perduti, famiglia e lavoro, si ritrova a fare il rider con gli immigrati della periferia milanese in una sorta di ribaltamento di prospettive.
Al neorealismo si collega direttamente, con tanto di riferimento esplicito a Ladri di biciclette di Vittorio De Sica, il film di Tangshir, mentre è un vero e proprio thriller quello transalpino. Pur raccontando vicende molto simili, con episodi quasi sovrapponibili, le pellicole sono molto diverse nello stile, una più distesa nel ritmo, l’altra molto serrata e incalzante. Pure gli epiloghi differiscono parecchio, in questo caso a favore del film italiano, che cerca un finale spiazzante che ribalta le carte in tavola.

Protagonista di Anywhere, Anytime è il giovane senegalese Issa (interpretato da Ibrahima Sambou), che vive a Torino senza permesso di soggiorno. Dopo aver perso un lavoro al mercato di Porta Palazzo, poiché il suo datore si è spaventato assistendo da lontano a un controllo dei vigili, si rivolge al cuoco connazionale Mario. Questi gli propone di entrare nella app di consegna pasti rilevando momentaneamente la sua identità digitale e gli fornisce la sacca con il marchio “Anywhere, Anytime”, ovvero “ovunque in qualsiasi momento”. È però necessaria una bicicletta e Issa ha una manciata di euro da parte, così la coppia di senegalesi si rivolge a un rivenditore di biciclette, riuscendo a trovare a poco prezzo una vecchia risistemata. Issa percorre viali e strade della città, sosta in attesa delle chiamate, si presenta a ritirare i pacchi e corre a consegnarli, abbandonando il mezzo per quei pochi istanti necessari. Inevitabile che, prima o poi, qualcuno noti l’attrezzo appoggiato e lo porti via. Disperato, senza più nulla, il giovane comincia una ricerca che si rivelerà drammatica.
È il primo lungometraggio di Milad Tangshir, regista e musicista (ha fatto parte del gruppo rock Ahoora pubblicando tre dischi), nato in Iran e dal 2011 trasferito in Italia, scritto con Giaime Alonge e Daniele Gaglianone (regista de I nostri anni e Pietro). Il film si trasforma in un’odissea cittadina da cinema iraniano neorealista, tutto basato sul pedinamento del protagonista, che ricorda le opere di Kiarostami, Makhmalbaf e Panahi, i cui punti di riferimento e maestri sono stati proprio De Sica e Cesare Zavattini. Si crea così un curioso cortocircuito con un regista iraniano in Italia che realizza un film neorealista aggiornato all’oggi, omaggiando in maniera non scontata e pedissequa il capolavoro del 1948. Di Anywhere, Anytime colpisce la scrittura, precisa, secca, essenziale, utilizzando pochi elementi, ma con dettagli che tornano tutti. In più c’è uno sguardo insolito sulla città di Torino, poco monumentale e vista in profondità, essa stessa protagonista. Gli interpreti portano una dose di verità in una pellicola che parla di marginalità, indigenza, paura, vulnerabilità e bisogni primari degli immigrati e pure della mancanza di alternative se si vuole sopravvivere. Tangshir mostra, e non accade frequentemente, la loro solitudine, i loro sentimenti e il bisogno di affetto e di incontrarsi. Infine è un film sul caso e sulle giravolte del destino.

Proviene invece dalla Repubblica di Guinea (nota anche come Guinea Conakry) il poco più che ventenne protagonista de La storia di Souleymane. Siamo a Parigi e pure Souleymane fa il rider utilizzando l’account dell’altro immigrato Emmanuel, che glielo affitta a caro prezzo. La vicenda è però raccontata in un lungo flash-back, partendo dal giovane in attesa per il colloquio decisivo per la domanda d’asilo, per tornare indietro di due giorni e affrontare ore concitate. Il migrante incontra un connazionale che lo istruisce sulla versione della propria storia da raccontare nell’intervista e dovrebbe anche fornirgli documenti, per i quali Souleymane non dispone dei soldi necessari, in quanto Emmanuel non gli versa il dovuto. Il regista segue l’affannarsi frenetico del protagonista, tra ritiri e consegne, con i proprietari dei locali che trattano male i fattorini e li costringono ad attese snervanti e clienti maleducati. Non tutti gli incontri sono però uguali, come dimostra la bella e toccante scena con l’anziano. C’è la rivalità, anche calcistica, tra guineiani e ivoriani e la polizia che sa degli account affittati e fa poco, pur servendosi delle app per farsi consegnare il cibo negli orari di pattuglia. Gli immigrati arrivati da poco chiedono informazioni per fare iniziare a fare consegne, mentre chi lavora si sobbarca lunghe trasferte verso i centri di accoglienza situati fuori città.
Anche La storia di Souleymane è un’odissea cittadina, ma forse più un incubo urbano, che Lojkine tratta quasi come un film d’azione con immagini sempre in movimento, mosse dall’adrenalina. Tra le poche situazioni più tranquille, la videochiamata con la fidanzata Kadiatou rimasta a casa, alla quale il giovane sconsiglia di partire e “attraversare il mare” perché “non puoi immaginare cosa succede in viaggio e cosa fanno alle donne”. Un bel film, notevole anche per come utilizza il genere in modo efficace, peccato per il finale un po’ moscio dopo tanta tensione che avvince e fa partecipare alla vicenda.

Nicola Falcinella

Anywhere, Anytime

Regia: Milad Tangshir. Sceneggiatura: Milad Tangshir, Daniele Gaglianone, Giaime Alonge. Fotografia: Giuseppe Maio. Montaggio: Enrico Giovannone. Interpreti: Ibrahima Sambou, Moussa Dicko Diango, Success Edemakhiota, Max Liotta. Origine: Italia, 2024. Durata: 85′.

La storia di Souleymane

Regia: Boris Lojkine. Sceneggiatura: Boris Lojkine, Delphine Agut. Fotografia: Tristan Galand. Interpreti: Nina Meurisse, Yaya Diallo, Abou Sangare, Keita Diallo, Mamadou Barry, Younoussa Diallo. Origine: Francia, 2024.
Durata: 93′.

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