Torna il Festival del cinema africano, Asia e America Latina di Milano, una 30° edizione che si svolgerà da sabato 20 fino a lunedì 29 su MyMovies.it e sui canali social del festival (www.fescaaal.org). Come consueto la manifestazione presenterà una selezione della produzione recente dei tre continenti e la sezione “Extr’A” dedicata a sguardi italiani sul resto del mondo. I film resteranno a disposizione degli spettatori in streaming per alcuni giorni, mentre saranno proposti anche incontri e presentazioni.
L’inaugurazione è prevista sabato dalle 20.30 con l’ivoriano La nuit des rois di Philippe Lacôte, incluso nella sezione “Flash”. Una storia ambientata nella Maca, la prigione di Abidjan, situata al limitare tra la giungla e la città, dove comanda il dangorò, il boss dei detenuti. Quando arriva un giovanissimo componente di una banda, un “microbo”, il dangorò lo designa come il nuovo “roman” che deve riuscire a intrattenere gli altri prigionieri con i suoi racconti fino all’alba.
I film del concorso lungometraggi “Finestre sul mondo” sono dieci. Presentato a Cannes, e premiato in diversi festival, è il marocchino Adam dell’esordiente Maryam Touzani. Abla ha perduto il marito, vive con la figlia Warda di otto anni e gestisce un panificio a Casablanca. Un giorno si presenta Samia, una giovane donna incinta che cerca un alloggio e un lavoro. La prima è una donna indipendente, produce e vende dolci, cresce la figlia, non ha bisogno di nessuno e non vuole problemi. Proprio su insistenza della piccola, accoglie la nuova venuta, che parla poco di sé e vuole dare in adozione il figlio, affinché non paghi l’essere “figlio del peccato” e poter ricominciare da zero al paese. Le due si apriranno una all’altra in una pellicola non originalissima ma sentita e con un suo senso. Adam si svolge in gran parte al chiuso della casa ma affronta un aprirsi e un riaprirsi alla vita, andando anche contro i pregiudizi della società.
Tra gli altri titoli c’è il mongolo Veins of the World di Byambasuren Davaa, già nota nota per La storia del cammello che piange e Il cane giallo della Mongolia. Completano la competizione: Air Conditioner di Fradique (Angola), Lina from Lima di María Paz González (Cile / Argentina / Perù), Los lobos di Samuel Kishi Leopo (Messico), Le miracle du saint inconnu di Alaa Eddine Aljem (Marocco), Nuestras madres di César Díaz (Guatemala), Scattered Night di Lee Jihyoung e Kim Sol (Corea del Sud), The Shepherdess and the Seven Songs di Pushpendra Singh (India) e Softie di Sam Soko (Kenya).
Sono dieci anche le opere in lizza nel concorso cortometraggi africani, di cui tre egiziani, e 15 nel concorso “Extr’A”.
Da segnalare nella sezione “Flash” So Long, My Son del cinese Wang Xiaoshuai (affermatosi con Le biciclette di Pechino, Shanghai Dreams, Chongqing Blues e Red Amnesia), già a Cannes due anni fa. Un bel dramma che coinvolge due famiglie amiche, che si dividono quando il giovane Xingxing annega in un fiume. Si ritroveranno anni dopo in un susseguirsi di salti temporali e parecchi momenti toccanti. Tra i tanti temi, il lutto, il peso della colpa, il perdono, il tentativo di chiarire e riconciliarsi, le aspettative riposte sui figli, i legami familiari. Intorno ai protagonisti ci sono tre decenni di cambiamenti della Cina.
Sarà possibile vedere il sudanese Talking About Trees di Suhaib Gasmelbari, premiato come miglior documentario alla Berlinale 2019, parte di quel pugno di opere che negli ultimissimi anni hanno portato all’attenzione il Sudan. Questo documentario ne è un po’ il manifesto, raccontando di Ibrahim, Soliman, Manar e Altayeb, registi e amici da più di 45 anni, che tornano a Karthoum dopo una lunga lontananza e l’esilio per coronare il vecchio sogno di fare del cinema una realtà nel loro Paese. Un film ironico e appassionato, attraversato da ricordi anche dolorosi, che vuole superare con l’arte gli orrori vissuti dal Sudan.
Infine To the Ends of the Earth di Kiyoshi Kurosawa, ambientato in Uzbekistan, lavoro abbastanza anomalo nella filmografia dell’autore giapponese Leone d’argento per la regia a Venezia 2020 per Wife Of A Spy e conosciuto soprattutto per i thriller e gli horror. Questo, presentato al Festival di Locarno nel 2019, racconta di Yoko della tv giapponese in Asia centrale per realizzare alcuni servizi di taglio turistico. Così prova i diversi cibi, va alla ricerca di un pesce enorme, va al mercato e alle giostre, nel teatro dove l’orchestra suona La Boheme di Puccini o al bazaar, dove la polizia cerca di bloccarla perché avrebbe filmato zone proibite. Intanto il fidanzato Ryo, vigile del fuoco a Tokyo, non risponde al telefono e la mette in ansia. Un film lontano da sguardi esotici, costellato di fatti assurdi e di sogni strani, un’esplorazione di luoghi insoliti e dentro sé stessi.
Nella sezione “E tutti ridono… Le commedie più divertenti dai tre continenti” c’è Three Summers della brasiliana Sandra Kogut, mentre come evento speciale “Africa Talk” è presentato The Great Green Wall di Jared P. Scott. La sezione Milano Città Mondo #5 “Donne sull’orlo di cambiare il mondo” comprende di nuovo Adam, Lina from Lima e Scattered Night oltre a Le rêve de Noura di Hinde Boujemaa e Scales di Shahad Ameen.
Nicola Falcinella