Un respiro profondo. L’aria è fresca e pulita, il profumo di salsedine la fa sentire a casa. Anna è legata a questa terra in maniera viscerale e non ha intenzione di andarsene.
Siamo in Sardegna, al sud precisamente, dove i paesaggi sono ancora immacolati, il verde spicca sulle colline, le campagne sono vive e curate dai pastori che con amore accudiscono ogni briciolo di terra. Anna (Rose Aste) è una di loro: nata su quel terreno che suo padre ha comprato molti anni prima, le è stata trasmessa la passione per gli animali e per la vita con poco. È ciò che desidera, non vuole altro. È una donna sola, circondata dall’amore delle sue capre che pascolano felici nelle distese intorno che affacciano sul mare blu. Improvvisamente, però, una ferita al ventre si fa sempre più dolorosa. Fa parte del passato ormai, ma qualcuno riporta nel presente quel dolore. Un’importante ditta francese ha concluso gli accordi con il comune e ha iniziato la costruzione di un enorme hotel proprio sul suo terreno. Sarà una struttura che donerà centinaia di posti di lavoro e che incrementerà il flusso di turismo anche nel sud della Sardegna, ancora per lo più selvaggia.
Nessun avviso. Anna si sente violata. Casa sua sta per essere distrutta, ma questa volta non permetterà di farsi portare via ciò che ama e ciò le appartiene. Vuole proteggere la sua terra.
La rabbia e la forza della protagonista sono inarrestabili, è una lotta contro il potere del capitalismo dove sembra non esserci speranza. L’attrice esercente Rose Aste, donna sarda, ha le caratteristiche giuste per raccontare questa battaglia così potente e toccante. Ciò che colpisce è proprio la quantità di sfaccettature che riesce a trasmettere: la tristezza, la disperazione, la sensualità e la passione, ma soprattutto l’inarrestabile rabbia. Questo sentimento è alimentato dalla sua comunità a cui sembra non importare della distruzione della loro terra, ma solo ed esclusivamente del lavoro e dei soldi. Rose Aste interpreta una donna ferita da un passato complicato, che l’ha portata ad apprezzare la solitudine. È stata diretta da Marco Amenta (regista di La siciliana ribelle e Tra le onde), regista che ha saputo costruire delle immagini penetranti che mostrano questa Sardegna così selvaggia e così solitaria, una terra all’apparenza semplice ed innocua. Con inquadrature “sporche” e instabili, Amenta dipinge il carattere di Anna riuscendo a trasmettere i suoi sentimenti con le sole immagini.
Amenta si è ispirato a una storia vera, si è dedicato insieme allo sceneggiatore Niccolò Stazzi e alla sceneggiatrice Anna Mittone alla costruzione di una donna pastora che si distacca dagli stereotipi dettati su questa figura, immergendola in un contesto veritiero. La scelta di mantenere il dialetto sardo è proprio per sottolineare questo aspetto: spesso si tendono a tradurre i film in italiano, oppure vengono evidenziati solo i dialetti più conosciuti (come il romano o il napoletano), ma in Italia ne abbiamo tanti.
Presentato nel 2023 alla Mostra del Cinema di Venezia, Anna è vincitore di diversi premi importanti come il Premio FEDIC proprio alla Mostra del Cinema, il Premio Miglior Film a Lo Spiraglio Film Festival, Premio del Pubblico al Festival del Cinema Mediterraneo di Montpellier e il Premio della Critica e del Pubblico al Porretta Terme film festival.
È un film drammatico che non si può dimenticare facilmente perché racconta di verità, dolore e tanta forza femminile, ma che, nonostante l’ottima risposta del pubblico, rimane ancora un po’ invisibile, perché presentato soprattutto nei Festival. Meriterebbe una distribuzione più ampia nelle sale italiane (e non solo).
Francesca Ponti
Anna
Regia: Marco Amenta. Sceneggiatura: Marco Amenta, Anna Mittone, Niccolò Stazzi. Fotografia: Giovanni C. Lorusso. Montaggio: Aline Hervé. Musiche: Julia Liros, Giulia Mazzoni. Interpreti: Rose Aste, Daniele Monachella, Marco Zucca, Andrea Melis. Origine: Italia/Francia, 2023. Durata: 119′.