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Alamar

alamarMessico. Matraca è un anziano pescatore vive su una palafitta marina nel mezzo del Banco Chinchorro, un’estesa barriera corallina dove ancora si cattura il pesce con metodi tradizionali. Un giorno suo figlio Jorge decide di portare sulla casa galleggiante il piccolo Natan, nato da una passionale relazione con una viaggiatrice italiana. Natan ha vissuto per cinque anni a Roma e ora è giunto il momento di conoscere i luoghi da dove proviene. Come solo un bimbo può fare, il piccolo Natan scopre presto un profondo legame con il mondo naturale, con l’acqua del mare e con le creature che in esso vivono. Sulla palafitta convivono così per alcuni mesi tre generazioni maschili, in una magica armonia tra uomo e natura che rappresenta il cuore del della favola cinematografica di Pedro González-Rubio.
Alamar sembra un documentario, un racconto in presa diretta di una storia tanto semplice quanto unica. I temi fondamentali sono classici, il rapporto tra generazioni differenti, le tradizioni che vanno sparendo in un mondo che ha sempre meno spazio per questo tipo di realtà, il legame tra essere umano e ambiente, ma questo racconto nasce dall’esigenza del regista Gonzàlez-Rubio di raccontare un luogo unico, il Banco Chinchorro, dichiarato Riserva Naturale della Biosfera nel 1996 dall’Unesco, in contrapposizione a un ambiente sempre più alamar1contaminato, dove navi da crociera e hotel faraonici stanno minando l’esistenza della barriera corallina e l’esistenza di un intero ecosistema. Sembra un documentario, ma non lo è, poiché nella narrazione molti elementi sono costruiti con le regole della fiction, ma sulla pelle dello spettatore resta il sapore della realtà come la salsedine del mare.
Nonostante numerosi premi in festival internazionali (tra cui anche il Rotterdam Film Festival) Alamar è un film datato 2009 e ci sono voluti quasi otto anni perché riuscisse a trovare spazio nella distribuzione italiana. La storia di come questa piccola perla riuscirà ad arrivare nelle nostre sale è altrettanto unica e degna di essere raccontata. Amato fin dalla prima visione dalle Paola Corti e Monica Naldi, animatrici di Barz & Hippo nonché del Cinema Beltrade di Milano, sempre più punto di riferimento (lombardo, ma forse anche italiano) per il cinema indipendente, fino al punto di far indossare i panni del distributore alle due temerarie che, in collaborazione con Rossosegnale e Ahora Film, hanno permesso l’uscita nelle sale italiane.


Il film di Gonzàlez-Rubio ha mantenuto suo il fascino nonostante gli anni, raccontando una storia senza tempo ma che è ben contestualizzata in un presente in cui l’umanità deve essere consapevole di quello che può perdere senza una coscienza del mondo, della natura e di se stessa.

 Carlo Prevosti

Alamar

Sceneggiatura, regia, fotografia, montaggio: Pedro González-Rubio. Interpreti: Jorge Machado, Roberta Palombini, Natan Machado Palombini, Nestór Marín. Origine: Messico, 2009. Durata: 73′.

 

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