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Al via la Berlinale 72, anche quest’anno Cinequanon c’è!

La 72^ Berlinale torna dal vivo, ma si apre nel segno dell’incertezza. Ultimo grande festival a svolgersi con regolarità nel febbraio 2020, mentre la pandemia si affacciava in Europa cominciando dall’Italia, la rassegna berlinese si è svolta completamente on-line l’anno scorso e ora riparte in presenza con una formula nuova e complessa, che è cambiata nel corso dei mesi, e regole in mutazione fino agli ultimi giorni. Da domani (giovedì 10) a mercoledì 16, quando è prevista la cerimonia di premiazione, sono previste le proiezioni ufficiali e per la stampa, dal 17 a domenica 20 quelle aperte al pubblico: rigidi, ma variabili (gli accreditati sono obbligati a tamponi quotidiani, gli spettatori paganti no), i protocolli per accedere alle sale.

L’apertura è con Peter von Kant del prolifico ed eclettico francese Francois Ozon, in una seconda rivisitazione di un’opera di Rainer Werner Fassbinder dopo Gocce d’acqua su pietre roventi (2000), anche in quel caso presentato alla Berlinale. Protagonisti della rilettura al maschile de Le lacrime amare di Petra von Kant (1972) sono Denis Menochet, Isabelle Adjani e Hanna Schygulla.

In concorso per l’Orso d’oro ci sono altri 17 lungometraggi. Tra questi Leonora addio di Paolo Taviani, al primo lavoro da solo dopo la scomparsa del fratello Vittorio, che torna a cimentarsi con Luigi Pirandello dopo Kaos, ma non c’entra l’omonima novella dell’autore. Le rocambolesche avventure delle ceneri del drammaturgo si mescolano con la vicenda del suo ultimo racconto, Il chiodo, scritto venti giorni prima di morire.
Tra gli altri film in gara vi sono: Rimini di Ulrich Seidl, La ligne della svizzera Ursula Meier, Everything will be ok di Rithy Panh, Avec amour et achernement di Claire Denis, Rabiye Kurnaz vs. George W. Bush di Andreas Dresen, Call Jane di Phyllis Nagy, That kind of Summer di Denis Coté, Un aňo, una noche di Isaki Lacuesta, The Novelist’s Film di Hong Sangsoo e Alcarràs di Carla Simòn. Come abbastanza abituale a Berlino, non ci sono veri favoriti e il verdetto finale è aperto a tutte le sorprese, tanto più che presidente di giuria è un regista poco festivaliero quale M. Night Shyamalan.

La sezione parallela Encounters, anch’essa competitiva, è dedicata a film linguisticamente innovativi e comprende tra gli altri lo svizzero-iraniano À vendredì, Robinson di Mitra Farahani, Flux Gourmet di Peter Strickland, Coma di Bertrand Bonello, A Little Love Package di Gaston Solnicki, Mutzenbacher di Ruth Beckermann, il russo Brat vo vsyom – Brother in Every Inch di Alexander Zolotukhin e il greco The City and the City di Christos Passalis e Syllas Tzoumerkas.

Fuori concorso, in Berlinale Special, c’è attesa per Occhiali neri, il ritorno alla regia di Dario Argento con un thriller che vede protagonista Ilenia Pastorelli affiancata da Asia Argento, in programma subito venerdì. Nella stessa sezione Incroyable mais vrai di Quentin Dupieux, apprezzato per i suoi film eccentrici come la commedia Mandibules – Due uomini e una mosca.
In Panorama l’Italia è rappresentata da Una femmina di Francesco Costabile liberamente tratto dal libro di Lirio Abbate Fimmine Ribelli.
Nella sezione Generation c’è Calcinculo di Chiara Bellosi, al secondo lungometraggio dopo l’interessante Palazzo di giustizia, coproduzione Italia – Svizzera con Andrea Carpenzano coprotagonista. Incuriosisce nella stessa sezione Moja Vesna il debutto della slovena Sara Kern che si era messa in mostra con i suoi cortometraggi.
Tra i corti spicca il romeno Amintiri de pe Frontul de Est – Memories from the Eastern Front di Radu Jude, che lo scorso anno conquistò l’Orso con l’ottimo Sesso sfortunato o follie porno, in coregia con Adrian Cioflâncă.

Per informazioni e programma www.berlinale.de.

Nicola Falcinella

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