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Al via la 34ª edizione del Festival del Cinema Africano d’Asia e America Latina

Dieci giorni di proiezioni, tre sale (Cinema Godard di Fondazione Prada, Cineteca Milano Arlecchino, Auditorium San Fedele), 44 film, sette sezioni. Sono alcuni dei numeri della 34ª edizione del Festival del Cinema Africano d’Asia e America Latina di Milano che si svolgerà dal 21 al 30 marzo in sala e anche in streaming in tutta Italia su MYmovies.it.
La manifestazione con il simbolo della zebra porterà a Milano incontri con gli autori, tavole rotonde ed eventi speciali sul cinema e le culture dei tre continenti.
Come anticipazione del Festival, giovedì 20 marzo alle 18.30 si terrà l’iniziativa speciale in collaborazione con Eni “Un documentario d’impresa: Oduroh. Eni, il cinema e l’Africa” con la proiezione del cortometraggio Oduroh di G. Bovay (1964), un rinfresco e la proiezione di film Searching for Amani di Debra Aroko e Nicole Gormley, produzione Kenya/USA su un tredicenne aspirante giornalista che vuole risolvere il mistero dell’assassinio del padre.
Venerdì 21 cerimonia d’apertura al Cinema Godard con l’anteprima nazionale de La cocina, quarto lungometraggio del messicano Alonso Ruizpalacios, tra i maggiori registi del cinema messicano contemporaneo (Güeros, Museo – Folle rapina a Città del Messico). Un film in bianco e nero, tratto dall’opera teatrale The Kitchen di Arnold Wesker, con Rooney Mara e Raùl Briones già in concorso alla Berlinale 2024 che sarà distribuito prossimamente nelle sale italiane da Teodora Film.
La ventenne messicana Estella, appena arrivata a New York, che cerca all’affollato ristorante The Grill il compaesano Pedro. Assunta nel locale per uno scambio di persone, entra nella grande cucina dominata da uno chef e dove ogni cuoco è geloso del suo reparto e della propria specializzazione, mentre il proprietario scopre un ammanco di circa 800 dollari dalla cassa e vuole conoscere il responsabile. Pedro, follemente innamorato della cameriera Julia, è il principale sospettato. Ruizpalacios racconta il lavoro frenetico dei ristoranti e le storie dei lavoratori, quasi tutti immigrati e alcuni senza permesso, con insistiti piani sequenza a seguire Estella in tutti i corridoi a imitare il connazionale Alejandro Gonzales Inarritu. A Ruizpalacios dedicherà un omaggio, proponendo tutte le sue regie.

Il concorso lungometraggi “Finestre sul mondo” propone una selezione di dieci film tra le ultime produzioni di fiction e documentari di Africa, Asia e America Latina, tutti in anteprima nazionale. Ben tre arrivano dalla recente Berlinale 2025, a partire da Yunan del regista tedesco d’origine siriana Ameer Fakher Eldin (che aveva esordito nel 2021 con The Stranger presentato alle Giornate degli Autori di Venezia), prossimamente in sala con Fandango. La crisi esistenziale dello scrittore arabo Munir (l’attore libanese Georges Khabbaz) che raggiunge una remota isola della Germania settentrionale per un periodo di riposo. Qui incontra Valeska (Hanna Schygulla), un’anziana donna che gestisce un albergo e che appare poco ospitale. Intanto nella mente dell’uomo, che ha crisi di panico e problemi a respirare, si affacciano ricordi e visioni all’insegna della memoria, della nostalgia, del timore dell’essere dimenticati. Munir cerca, o cerca di nuovo, il senso della vita in un ambiente difficile, reso visivamente da un’inondazione che sommerge l’isola. Un film affascinante, anche nel contrasto tra le sue due anime, occidentale e araba.

Dal concorso berlinese Perspectives dedicato alle opere prime proviene Al Mosta’mera – The Settlement, esordio alla regia dell’egiziano Mohamed Rashad. La storia di due fratelli, Hossam e il minore Maro, costretti a lavorare in fabbrica al posto del padre morto in incidente sul lavoro. Hossam si fa coinvolgere in traffici e spaccio, mentre cercano vendetta per il genitore.

Documentario presentato nella sezione Panorama Dokumente è Khartoum, opera collettiva dei sudanesi Anas Saeed, Rawia Alhag, Ibrahim Snoopy, Timeea M. Ahmed e del regista/sceneggiatore britannico Phil Cox, che hanno filmato la vita quotidiana e i sogni di cinque abitanti di Khartoum, prima dello scoppio della guerra e dopo l’esilio forzato, dando forma ai loro ricordi e alle loro esperienze attraverso animazioni, ricostruzioni con green screen e sequenze oniriche.
Quattro film del concorso arrivano da Cannes 2024. Spicca l’opera prima taiwanese Locust di Keff, presentato alla Semaine de la critique, una delle scoperte dello scorso anno. Il giovane Zhong-han è muto a seguito di un trauma e conduce una doppia vita: da una parte aiuta il padre Dong in un ristorantino di cucina tradizionale, dall’altra fa parte di una gang che si occupa di recupero crediti. I guai iniziano quando il vecchio proprietario e locatore dei locali, amico di famiglia, vende per andare in Canada (afferma di non vedere un futuro a Taiwan ed è critico con il governo) al rampante Bruce, uno speculatore che caccia gli aumentando gli affitti per poi “riqualificare” e costruire edifici nuovi. Un bel film che mescola il noir e il melodramma, con molto ritmo e qualche bella trovata, come la rapina indossando le maschere di Barak Obama e Hillary Clinton. Il regista denuncia l’avidità, la corruzione, la gentrificazione, il potere, è pessimista sull’umanità e sul proprio Paese.
Della Semaine de la critique ci sarà anche il vincitore, Simón de la montaña dell’argentino Federico Luis Tachella (presentato in collaborazione con Trento Film Festival, il film sarà distribuito da Fandango), romanzo di formazione per un giovane alla ricerca di un equilibrio all’interno di un gruppo di adolescenti disabili.

Dalla sezione Un certain regard proviene l’originale Santosh della indiana-britannica Sandhya Suri. Alla giovane protagonista, rimasta vedova dopo l’uccisione del marito poliziotto, non resta che prenderne il posto e prestare servizio in una zona rurale, finendo a occuparsi della scomparsa di una quindicenne intoccabile. Santosh si accorgerà che esistono due categorie di intoccabili, quelli che stanno in basso e quelli che stanno in alto, al di sopra delle leggi. Un film che si interroga sulla condizione femminile, le conquiste sociali e la giustizia.

MA – Cry of Silence di The Maw Naing

Completano la competizione: MA – Cry of Silence, terzo film del regista birmano The Maw Naing, sulle proteste delle lavoratrici nelle fabbriche birmane soffocate dalla repressione della giunta militare; Listen to the Voices del regista della diaspora delle Indie Occidentali, Maxime Jean-Baptiste, film intimo tra finzione documentario sul percorso di Melrick, un ragazzino francese che ogni estate torna dalla nonna in Guyana per riconnettersi con le proprie origini; In the Summers della colombiano-americana Alessandra Lacorazza, un viaggio personale tra i ricordi d’infanzia e il difficile rapporto con un padre instabile; il cileno Oro amargo di Juan Francisco Olea, presentato nei giorni scorsi anche a Bergamo Film Meeting, con l’adolescente Carola che si trova a gestire da sola la squadra di operai del padre in una miniera nel deserto dell’Atacama.
Il concorso cortometraggi africani ospita nove opere realizzate da registi provenienti da tutta l’Africa e dalla diaspora, tra questi: il sudafricano The Last Ranger di Cindy Lee, in cui la bellezza dei parchi nazionali del Paese si scontra con la violenza dei bracconieri; Généalogie de la violence del regista e artista visivo Mohamed Bourouissa; l’animazione egiziana My Brother, My Brother di Saad e Abdelrahman Dnewar; il senegalese The Dawn di Alicia Mendy; il caraibico Sirènes di Sarah Malléon; da Mauritius il documentario animato Pie dan lo di Kim Yip Tong; il capoverdiano The Last Harvest di Nuno Boaventura Miranda.

Il concorso Extr’A è dedicato ai film di registi italiani o stranieri residenti in Italia, girati nei tre continenti o che esplorino l’Italia multiculturale. Tra i nove lavori in concorso, tutti in prima milanese: A Man Fell di Giovanni C. Lorusso (vincitore l’anno scorso con Song of All Ends); Vakhim di Francesca Pirani; Personale di Carmen Trocker; L’era d’oro di Camilla Iannetti; Voyage à Gaza di Piero Usberti; Fellini di Hleb Papou; Kaliz di Irene Z’graggen; Apnea di Claudia Cataldi, Elena Poggioni e Stefano Poggioni; il cortometraggio Goodbye Baghdad di Simone Manetti, su Nicola Calipari ucciso per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, raccontato anche ne Il nibbio con Claudio Santamaria ora in sala.

Passing Dreams di Rashid Masharawi

Confermata pure la sezione Flash, che riunisce anteprime di particolare interesse. Oltre a Searching for Amani, c’è Passing Dreams, il più recente film di uno dei maestri del cinema palestinese, Rashid Masharawi, che racconta con humor e delicatezza la storia di un ragazzino alla ricerca del suo piccione viaggiatore passando da Betlemme, Gerusalemme Vecchia e Haifa. Ancora From Ground Zero, opera collettiva ideata dallo stesso Masharawi e composta da 22 cortometraggi, un instant movie girato lo scorso anno durante la guerra a Gaza.
Altro film palestinese, Happy Holidays di Scandar Copti (conosciuto per Ajami del 2009 e membro della giuria ufficiale di Fescaaal), vincitore del Premio per la miglior sceneggiatura nella sezione Orizzonti della Mostra del cinema di Venezia 2024, per la cerimonia di premiazione. In chiusura, domenica 30, l’anteprima nazionale di Transamazonia della sudafricana Pia Marais (presidente della giuria internazionale) già in concorso a Locarno la scorsa estate. L’unica superstite di un aereo precipitato nell’Amazzonia brasiliana è la bionda bambina Rebecca, trovata dopo giorni di ricerche nella foresta da un indigeno e trasportata in ospedale. Nove anni dopo, la ragazza è rimasta con il padre a vivere nella zona ed è divenuta l’attrazione di una missione battista, con una fama di guaritrice che si diffonde sempre più. Intanto la selva è in pericolo perché i taglialegna della vicina segheria avanzano dentro la riserva protetti da uomini armati. La parabola della giovane, amica dei coetanei indigeni in lotta per difendere le loro aree, incontra quello del padrone dell’impianto quando la moglie di quest’ultimo entra in coma e Rebecca, tramite il genitore che la gestisce e cerca di ricavare benefici dai suoi poteri, è contattata per salvarla. Trasamazonia è un film sulla vita e sull’attaccarsi a tutto per continuare a vivere, dal destino individuale a quello di una comunità che non si arrende. È il lavoro più potente e compatto di Marais, che mettere efficacemente insieme componenti diverse, la miracolistica, la familiare del rapporto figlia – padre e la denuncia della deforestazione selvaggia e illegale. A dispetto dell’ambientazione in una missione, è un film che non predica, bensì mette in scena e sa rendere i conflitti del mondo e delle singole persone.Il film sarà distribuito in Italia da IWonderfull.

Per la sezione “E tutti ridono…” sarà proiettata la commedia cinese Clash di Jiang Jia-chen: basato sull’incredibile storia vera dei Chongqing Dockers, il divertente dramma sportivo racconta l’improbabile avventura di una squadra di calcio maldestra.
Fuori concorso ci sono Faghan – Figlie dell’Afghanistan di Emanuela Zuccalà, una serie di intensi ritratti di donne afghane rifugiate in Italia, e Ice Builders di Tommaso Barbaro e Francesco Clerici.

Molti dei registi incontreranno il pubblico al termine delle proiezioni, oltre che nel consueto appuntamento pomeridiano de L’ora del té al bar del San Fedele.
In più la tavola rotonda “Italia e Africa: Cultura, Formazione, Cooperazione e Prospettive Future”, Africa Talks su “Giovani e attivismo in Africa” e l’evento “Svizzera: Piattaforma di Incontri, Culture e Cinema”.
Infine il 6° Miwy – MiWorld Young Film Festival con le proiezioni e gli incontri, in presenza e online, per le scuole.

Nicola Falcinella

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