Chi sarà la Palma d’oro del 70° Festival di Cannes? Chi succederà nell’albo d’oro a Ken Loach vincitore un anno fa con Io, Daniel Blake? È una delle domande della vigilia di un’edizione importante del Festival del cinema più importante del mondo, anche se l’attesa è per la prima volta con la presidenza Macron, il primo ministro Edouard Philippe e il suo governo. Da oggi a domenica 28 sulla Costa Azzurra si raduna il mondo del cinema, i protagonisti dei film delle diverse sezioni e quelli da fare o da finire o da lanciare che passeranno per l’importante e meno visibile mercato del film. E come sempre migliaia di giornalisti e addetti ai lavori, oltre a schiere di fan e cacciatori di autografi o semplici curiosi pronti a immortalare con uno scatto la Montée des Marches o se stessi sulla Croisette. La linea del direttore Thierry Fremaux è al’insegna della continuità, della conservazione o della difesa di uno status quo o della tradizione, a seconda di come la si voglia vedere.
Domani parte il concorso, subito con Wonderstrucke di Todd Haynes con Julianne Moore rockstar, uno dei maggiori candiati alla vittoria finale. I 19 lavori in gara saranno giudicati dalla giuria presieduta da Pedro Almodovar e comprendente tra gli altri Jessica Chastain, Will Smith e Paolo Sorrentino. Tra i più in vista, in una competizione senza italiani, c’è Happy End di Michael Haneke (che ha già vinto due volte con Il nastro bianco e Amour), con Isabelle Huppert e Jean-Louis Trintignant.
I francesi in gara sono quattro: Rodin di Jacques Doillon, Le redoutable di Michel Hazanavicius con Louis Garrel nei panni del regista Jean-Luc Godard, 120 battemets par minute di Robin Campillo e L’amant double di François Ozon con Marine Vacht e Jeremie Rénier.
Attesi al varco, per essere prodotti e distribuiti da Netflix, sono The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach, con Adam Sandler, Emma Thompson e Ben Stiller, e il fantascientifico Okja del coreano Bong Joon-Ho con Jake Gyllenhaal e Tilda Swinton.
In gara The Beguiled (remake di La notte brava del soldato Jonathan di Don Siegel) di Sofia Coppola con Kristen Dunst, Elle Fanning, Nicole Kidman e Colin Farrell; Geu-Hu del coreano Hong Sangsoo di nuovo con Isabelle Huppert; Ikari – Radiance della giapponese Naomi Kawase; Good Time di Benny e Josh Safdie; You Were Never Really Here della britannica Lynn Ramsay (We need to talk about Kevin) con Joaquin Phoenix; il turco-tedesco Fatih Akin (La sposa turca, Soul Kitchen) con il drammatico Aus dem Nichts – In the Fade con Diane Krüger. Molto atteso l’ucraino A Gentle Creature del grande Sergei Loznitsa (Anime nella nebbia, My Joy e Austerlitz), mentre dall’Europa orientale arrivano anche l’ungherese Jupiter’s Moon di Kornél Mondruczo e al russo Nelyubov Loveless di Andrei Zviagintsev (Il ritorno), entrambi già premiati a Cannes. Infine The Killing of a Sacred Deer, film americano del greco Yorgos Lanthimos con Colin Farrell, Nicol Kidman e Alicia Silverstone, ancora una storia dentro una famiglia disfunzionale per l’autore di Dogtooth, Alpes e The Lobster.
Proiezioni speciali An Inconvenient Sequel: Truth To Power di Bonni Cohen e Jon Shenk con Al Gore, dieci anni dopo Una scomoda verità e Djam di Tony Gatlif, viaggio tra Grecia e Turchia, tra zii, vecchie barche, rifugiati, rebetiko, incontri, condivisione e speranze.
Nel Fuori concorso Visages, villages della grande Agnès Varda, Blade of the Immortal di Takashi Miike e How to Talk to Girls at Parties di John Cameron Mitchell (Shortbus) con la Kidman, presente anche nella miniserie di Jane Campion Top of the Lake. Ancora Napalm di Claude Lanzmann, Clair’s Camera di un Hong Sangsoo che raddoppia (quest’anno era già in concorso a Berlino con On The Beach At Night alone, premiato con l’Orso per la migliore attrice), Sea Sorrow primo film da regista di Vanessa Redgrave, Promised Land di Eugene Jarecki, 12 jours di Raymond Depardon. Tra gli eventi speciali per l’anniversario il postumo 24 Frames di Abbas Kiarostami e il primo cortometraggio di Kristen Stewart come regista, Come Swim, e due film coreani tra le proiezioni di mezzanotte.
Tra i 16 film di Un certain regard, compresi sette esordi, sono da segnalare soprattutto i francesei L’atelier di Laurent Cantet (cosceneggiato da Campillo, più volte collaboratore del regista Palma d’Oro per La classe nel 2008) e Barbara di Mathieu Amalric, Before We Vanish del giapponese Kiyoshi Kurosawa, Lee filles d’Avril del messicano Michel Franco e Lerd – Dregs dell’iraniano Mohammad Rasolouf.
Tra le curiosità Carne y Arena realizzato in Virtual Reality dal premio Oscar messicano Alejandro Gonzales Inarritu sui rifugiati. E Cannes si allinea a Venezia anche nel “cedimento” verso le serie tv, presentadone ben due, seppure di prestigio e griffate Lynch (Twin Peaks che attese e discussioni sta suscitando) e Campion (Top of the Lake), entrambi già vincitori di Palme d’oro, rispettivamente per Cuore selvaggio e Lezioni di piano.
Capitolo italiani, ben sei. Due sono in Un certain regard, Fortunata di Sergio Castellitto e scritto da Margaret Mazzantini, con Jasmine Trinca, Stefano Accorsi, Alessandro Borghi, Edoardo Pesce e Hanna Schygulla, e Dopo la guerra di Annarita Zambrano con Giuseppe Battiston, Barbora Boboulova, Marilyne Canto e Jean-Marc Barr, un film che cerca di riflettere sul terrorismo. Tre invece i film presentati nella Quinzaine des Réalisateurs: L’intrusa di Leonardo Di Costanzo dopo il bel L’intervallo; Cuori Puri il primo lungometraggio di Roberto De Paolis; A Ciambra dell’italo-americano Jonas Carpignano, noto per Mediterranea. Film d’apertura della Semaine de la critique sarà Sicilian Ghost Story di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza (Salvo), che sarà subito nelle sale.
da Cannes, Nicola Falcinella