Scrivere della scomparsa di Max Croci non è come riportare la notizia, seppur dolorosa, della morte di un regista di cinema lontano dal nostro mondo. Max era un amico del nostro cineclub, proprio l’anno scorso aveva presentato in una bella serata autunnale La verità, vi spiego, sull’amore. Presentare i miei film nella mia provincia mi fa sentire bene, come l’abbraccio di casa. Io e voi (Filmstudio 90) siamo accomunati dalla grande testardaggine, portare avanti progetti cinematografici con sacrificio e passione – ci aveva detto.
Nato a Busto Arsizio cinquant’anni fa, al cinema era approdato dopo esperienze come illustratore e tanta televisione, nonché una lunga collaborazione con Sky Italia. A metà degli anni 90 i primi cortometraggi (tra cui Glamour Express, in selezione a Locarno, Berlino e New York) e finalmente nel 2015 il primo lungometraggio per il grande schermo a 47 anni, Poli opposti, a cui segue l’anno dopo e Al posto tuo. Diceva, con l’immancabile sorriso, “mi definiscono ancora un giovane autore”. Un lavoratore instancabile, un sognatore, un uomo gentile che non conosceva arroganza e aggressività, è arrivato a realizzare film che hanno messo d’accordo pubblico e critica con grandi sacrifici, convinto di poter portare sullo schermo linguaggio ed estetica della commedia sofisticata americana. Senza grossi budget, Croci è riuscito a cucire tra le inquadrature dei sui film un gusto visivo raffinato, elegante, sicuramente controcorrente.
Se ne è andato sul più bello, con il cassetto pieno di progetti e l’affermazione internazionale.
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