I film sul camminare o semplicemente sull’andare a piedi sono un piccolo filone in crescita – si pensi ai recenti A passo d’uomo di Denis Imbert con Jean Dujardin, dal libro autobiografico dello scrittore transalpino Sylvain Tesson, oppure il britannico L’imprevedibile viaggio di Harold Fry di Hettie MacDonald con Jim Broadbent -, come è florido da diversi anni il campo delle opere sui pellegrinaggi, dai grandi santuari ai cammini più popolari come quello di Santiago.
Non appartiene a queste tendenze Across di Irene Dorigotti, presentato alla Mostra di Venezia nell’ambito delle Giornate degli autori e passato nei giorni scorsi al Trento Film Festival, che ha ora iniziato un giro di proiezioni per l’Italia. Un tour che somiglia al pellegrinaggio che costituisce in cuore di uno dei film più originali, sorprendenti e coinvolgenti del cinema italiano recente. Un piccolo film personale, fatto con poche persone nell’arco di parecchi anni, che diventa grande nell’aria che lo alimenta, nell’acqua che letteralmente lo bagna e nella curiosità che smuove Irene Dorigotti, al primo lungometraggio dopo alcuni corti.
Si inizia con un tuffo nell’acqua, un immergersi che ritornerà spesso nel film. Forse è una prova di coraggio per partire e allontanarsi dalle sicurezze quotidiane e l’acqua è pure un liquido nel quale ritrovarsi. Intanto la voce di un uomo maturo e onnisciente si rivolge a Irene per nome e ricorda il nonno trentino Valerio e “la lunghissima vacanza dopo la guerra”, quando aprì la prima agenzia viaggi in Italia. La famiglia continua a lavorare nel turismo, con il padre che si mostra molto concreto, mentre la madre ho spinta la figlia alla ricerca e a divenire esploratrice negli scout. Across non è un’autobiografia, né il racconto di un’impresa, è un passare attraverso, a metà tra una fuga e un viaggio di ricerca interiore, o forse le due cose insieme. Socievole e timida, curiosa e inquieta, viaggiatrice lenta, Irene si muove (il Trentino, Torino, il Vietnam, la Cambogia, il Messico) e sosta, in alcuni luoghi più a lungo, in altri passa ma mai nei modi da turista, ma da viaggiatrice d’altri tempi. Nel film ci sono le riprese compiute da Dorigotti negli anni, anche con l’aiuto di operatori che la seguono, fotografie e filmini di famiglia, immagini d’archivio e pure disegni e animazioni. Un materiale in apparenza eterogeneo che trova un filo e un senso nel movimento e nell’acqua: la protagonista cammina con lo zaino in spalla, viaggia con mezzi pubblici, nuota, osserva, fotografa, a volte si ferma a pensare. Se il tema principale è la ricerca di se stessa, di una persona che non si sente così a suo agio nella società contemporanea e cerca una propria strada, un altro importante è la ricerca del sacro. Ci sono la visita di Papa Francesco a Torino, la visita alla Sindone e la confessione (uno dei momenti più belli), il Gesù per strada e discorsi più simbolici come la luce e la Genesi o il fuoco e il roseto. Non solo cristianesimo, perché il percorso spirituale si allarga al mondo, soprattutto all’Asia, tra templi, foreste e cosmogonie orientali, o all’Africa, con uomini che portano una croce nel deserto.
Naturalmente è un film che vive nel montaggio, negli accostamenti, ma Irene Dorigotti si rivela la perfetta compagna di viaggio cinematografico, inquieta e pacifica, curiosa e capace di incuriosire, capace di fornire spunti anche buffi. E forse è questo buffo spontaneo, lontano dalla comicità facile o da un’ironia che punzecchia e critica, una delle qualità migliori di un film che può lasciare molto agli spettatori.
Nicola Falcinella
Across
Regia e sceneggiatura: Irene Dorigotti. Fotografia: Simone Rosset, Irene Dorigotti. Animazioni e storyboard:
Simone Rosset. Montaggio: Enrico Giovannone. Musica: Enrico Ascoli. Interpreti: Irene Dorigotti, Fabio Bussotti (voce narrante), Marco Rezoagli, Grazia Merlo, Chiara Dorigotti, Giorgio Dorigotti, Riccardo Annoni. Origine: Italia/Svizzera, 2023. Durata: 75′.