Timothy Greenfield-Sanders dà voce – nel vero senso dell’espressione – ad una rosa di donne ricordate per i loro celebri scatti nel mondo della Moda del secolo passato. Prodotto televisivo curato dalla HBO e acclamato al Sundance Film Festival 2012, About Face – Supermodels then and now fa la sua apparizione su alcuni selezionati schermi italiani il 24 Settembre di quest’anno.
Siamo di fronte ad un ritratto di gruppo inusuale, sono intervistate celebri Top Model oltre il loro cinquantesimo anno d’età. Il documentario offre l’immagine di Jerry Hall, Isabella Rossellini, Marisa Berenson, China Machado, Carmen Dell’Orefice (recentemente entrata nel Guinnes dei primati per la carriera più lunga come modella) Paulina Porizkova e di molte altre modelle oggi giorno definite non solo di un’altra generazione, ma anche “di una certa età”.
Il documentario insinua silenziosamente nello spettatore la riflessione nei confronti del crudele sfruttamento dell’immagine giovanile nella Fashion Industry – denominatore comune a tutte le epoche della storia del costume moderno. Le protagoniste sanno bene che sono di fronte ad una telecamera, i loro occhi fanno trasparire quella sicurezza e luce che le ha rese uniche, in passato, sulle copertine di giornali del calibro di Vogue. Ma nel momento in cui viene data voce a questi volti celebri ecco che si scopre la loro posizione nei confronti della “vecchiaia”.
Non siamo né di fronte ad una seduta dallo psicologo né in un inchiesta-pettegolezzo tipica degli ultimi anni. Le donne intervistate hanno la possibilità di chiarire allo spettatore la loro posizione emotiva nei confronti di un glorioso e irrecuperabile passato, di un maturo e più consapevole presente, esaminano lucidamente l’industria della moda che sembra avere attenzione solo per la giovinezza – a volte troppo acerba. Raccontano di come ingenuamente prestarono la loro fisicità – a volte distrutta dalle severe regole alimentari – per riscattarsi da situazioni di povertà o di disagio sociale.
Ciò che si può certamente notare è la scelta di dare spazio a riflessioni di superficie, che Greenfield-Sanders confeziona con ordine e tecnica. Il ritmo è studiato per essere intervallato dagli essenziali break pubblicitari (un perfetto documentario televisivo). Nessuna rivelazione d’archivio è contenuta nel film. Il prodotto è fruibile sia da un pubblico poco avvezzo all’argomento, che dallo spettatore più appassionato o veterani del settore.
Se per molti le argomentazioni di queste donne potrebbero risultare noiose e non nuove, ciò che rende differente il prodotto è sicuramente la scelta dell’allestimento di questa piccola vetrina mediatica, che fa sempre capo al concetto di Moda, ma che propone soggetti e motivi in controtendenza rispetto al prodotto pubblicitario del 2012.
Giulia Peruzzotti