Agosto di addii. Dopo Robin Williams e Lauren Bacall ci lascia anche Richard Samuel Attenborough, anzi Sir Richard Samuel Attenborough. Il 29 agosto avrebbe compiuto 91 anni. Lo ricordiamo come attore, citando tra i tanti film La grande fuga di John Sturges a fianco di Steve McQueen (1963) e Il fattore umano di Otto Preminger (1979); in epoca recente, interpretando con bravura ruoli diversissimi, tra dramma, commedia, film d’avventura (Spielberg lo volle in Jurassic Park), fu Babbo Natale in Miracolo nella 34^ strada, poi un ruolo in Elisabeth di Shekhar Kapur, nel Hamlet di Branagh. Ma soprattutto diresse Gandhi che nel 1982 portò a casa otto Oscar, tra cui miglior film, miglior regia, attore protagonista, sceneggiatura e montaggio, ossia le statuette più importanti. Il film aprì la stagione più ricca dal punto di vista artistico. A Gandhi seguirono Chorus Line (1985), Grido di libertà (1987), Charlot (1992): fioccarono altre nomination, i Golden Globe. Versatile come attore, Attenborough riusciva a spaziare nei generi anche come cineasta. Non mancò il cinema d’impegno: non solo la ricostruzione della vita di Gandhi, perché in Grido di libertà (Cry Freedom) seppe raccontare gli anni 70 in Sud Africa, la figura di Steve Biko e la stage di Soweto.
Malato, da tempo aveva spento le macchine da presa. La sua famiglia fu particolarmente colpita dallo tsunami che nel 2004 colpì il sud-est asiatico, lo Sri-Lanka e le coste indiane. Attenborough in Thailandia perse la figlia maggiore, una nipote di 15 anni e la suocera. La tragedia lasciò in lui un segno profondo. Il suo ultimo film, Closing the Ring, uscì nel 2007. Non un capolavoro, ma un film costruito con mestiere, a tratti commovente.
La Redazione