Quando prendete la metropolitana, o un qualsiasi mezzo pubblico, voi siete più o meno come coloro che vi stanno intorno. Questo pensiero è ciò che risulta meno accettabile e più degradante alla mente malata di un uomo, Jordan Belfort, vissuto nei ruggenti anni ’80 negli Stati Uniti e di cui il nuovo film di Martin Scorsese narra le “epiche” gesta.
Gli anni sono quelli della esplosione di Wall Street, della finanza selvaggia e con poche regole. In questo nuovo Far West si aggiravano personaggi senza scrupoli, peraltro già più volte raccontati dal cinema (uno su tutti nel film di Oliver Stone Wall Street). Uno dei più depravati fu Jordan Belfort, interpretato da un meraviglioso e insopportabile Leonardo Di Caprio, che truffò centinaia di migliaia di piccoli investitori e accumulò una ricchezza spaventosa. Uomo dall’ambizione smisurata, carismatico e sprovvisto di una sia pur minima remora etico-morale, quest’uomo visse la sua vita con in mente soltanto tre valori fondamentali: i soldi, le puttane (chiediamo scusa per il termine, ma scrivere “il sesso” sarebbe fuorviante e poco descrittivo del personaggio) e la droga (qualsiasi tipo di stupefacente, miscelandone gli effetti, godendo dello sballo provocato da ciascuno di essi).
The Wolf of Wall Street racconta l’ascesa e la rovinosa caduta di quest’uomo in un percorso di 180 minuti, questa la durata del film, che descrive la sua carriera. La coppia Martin Scorsese – Leonardo Di Caprio, la cui collaborazione non è una novità, ha attinto dal romanzo scritto dallo stesso Jordan Belfort, riuscendo a rappresentarne perfettamente l’atmosfera. Tutto nel film, come nella vita del protagonista, è spinto all’eccesso. A questo proposito sono tre i momenti cardine. L’incontro con il primo collega nella società di brokeraggio dove fu assunto, un uomo miserabile che gli insegna i (dis)valori su cui basare il proprio lavoro quotidiano; gli insegnamenti con i quali il protagonista spiega ai suoi primi collaboratori il metodo per convincere i potenziali clienti ad investire il proprio denaro in titoli spazzatura. Infine, la scena in cui un investigatore dell’FBI si incontra con lui sul suo yacht che, simbolicamente, trova la sua perfetta chiusura al termine del film.
Ma se da una parte Martin Scorsese ci racconta che tutto sommato la Legge alla fine vince, dall’altra chiude il film in un modo tale da farci capire che l’ambizione spietata e la disonestà sono un cancro che non è possibile debellare e, morto un Jordan Belford, ne arriverà certamente un altro da cui dovremo nuovamente difenderci. Perchè è la natura umana che porta ad ammirare personaggi così carismatici e ad imitarli per amore di una cosa soltanto: i soldi. A meno che non si abbia il coraggio di guardarsi intorno veramente e capire che la vita vera la si incontra soprattutto, quotidianamente, all’interno di un vagone della metropolitana.
Alessandro Barbero
The Wolf of Wall Street
Regia: Martin Scorsese. Sceneggiatura: Terence Winter. Fotografia: Rodrigo Prieto, ASC, AMC. Montaggio: Telma Schoonmaker, A.C.E.. Interpreti: Leonardo Di Caprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Kyle Chandler. Origine: USA, 2013. Durata: 180’.