Marilyn Monroe, DIVA
I 50 anni dalla scomparsa di Marilyn sono scivolati via senza dediche speciali, senza quelle attenzioni che ci saremmo aspettati dai media, eccetto rare eccezioni. Il film di Simon Curtis si è furbescamente presentato alla festa con un vestito leggermente fuori tono, tentando di riportare in vita la diva in una seduta spiritica che in sala non ha lasciato che malinconia. E mentre Hollywood regala una mostra che la ripropone diva immortale, noi dobbiamo accontentarci della rete, sforzarci magari di interferire nelle facili descrizioni iconiche, che ancora la consegnano all’immaginario collettivo eternamente bella e svitata (quando non oggetto sessuale), caricando fino allo sfinimento A qualcuno piace caldo e Gli spostati. Perchè Marilyn prima di tutto è stata un’attrice capace.
Sono passati 50 anni dalla scomparsa di Norma Jeane Baker, morta in circostanze misteriose il 5 Agosto del 1962 nella sua casa di Los Angeles ed oggi, come all’epoca, rimane integra l’immagine di una diva che seppe concedersi al grande pubblico in maniera totale e spregiudicata, diventando icona sexy e simbolo di quel rinnovamento culturale che in quegli anni modificò profondamente valori, aspirazioni e stili di vita.
Ebbe una vita costellata da tragedie, l’infanzia in orfanotrofio, la madre in manicomio, un matrimonio in piena adolescenza, ma fu in grado di cambiare il suo destino. Tinse i capelli, si ritoccò il naso e valorizzò le sue curve vestendo abiti di almeno due taglie più piccole: era nata Marilyn Monroe.
Il suo fascino e la sua fragilità l’hanno resa immortale non meno delle sue interpretazioni, riuscendo sempre a caratterizzare i suoi personaggi con un’impronta inconfondibile, leggera e sopra le righe. Forse il suo talento non fu sfruttato appieno, il più delle volte recitò la parte della ragazza svampita, stupida e poco sagace, sta di fatto che lavorò con registi del calibro di Billy Wilder, George Cukor e Laurence Olivier, solo per citarne alcuni.
Per capire davvero Marilyn bisognerebbe partire da Chanel N.5 (in una conturbante intervista dichiarò di andare a letto indossando solo due gocce di quel profumo), o dalle celebri serigrafie realizzate da Andy Warhol che, immaginando il suo volto in una varietà di toni e colori, la elesse simbolo assoluto della bellezza hollywoodiana.
Fece sforzi inauditi per raggiungere quella perfezione che non riuscì mai ad ottenere, sempre al di sotto delle sue aspettative. Desiderava essere apprezzata e sopratutto amata. L’amore le procurò sofferenza e continue delusioni, le mancò l’affetto sincero e devoto di un padre e poi di un marito. Si sposò ben quattro volte, ma tutte le sue relazioni ebbero vita breve e furono costellate da avvenimenti burrascosi e avvilenti. Anche il legame con Arthur Miller si sgretolò miseramente nonostante sembrasse averle ridonato serenità e nuovi stimoli creativi. Infine la capitolazione definitiva, forse a causa dei suoi intrecci amorosi con i fratelli Kennedy.
Dopo le innumerevoli biografie scritte sul suo conto, gli articoli e le interviste che la riguardano, l’incredibile merchandising che tutt’ora sfrutta la sua immagine, l’icona Marilyn sembra mantenere intatta la sua peculiare genuinità.
Jenny Rosmini