La giornata è cominciata con un film in concorso nella sezione Cineasti del Presente. Trattasi di Mouton dei registi Gilles Deroo e Marianne Pistone. Viene narrata la storia di un ragazzo soprannominato “pecora”, da cui il titolo, che, uscito da una vicenda familiare difficile, trova riscatto lontano da casa, lavorando come apprendista cuoco in un ristorante in riva al mare francese. Tutto procede bene, trova anche una ragazza di cui si innamora e dalla quale riceve un amore quasi materno, quello che gli è sempre mancato. Finché rimane vittima della follia di un pazzo, che lo ferisce gravemente e lo costringe a tornare a vivere dallo zio. Qui lui sparisce dal film, ma le vicende del piccolo paesino dove ha vissuto procedono come se nulla fosse. Sembra che i suoi ex amici si siano dimenticati di lui, ciascuno assorbito dalla propria vita, fatta di piccole grettezze e tanta normalità. In realtà così non è e qualcuno, alla fine, pensa ancora a lui è alla sua sfortunata vicenda. Un film molto simbolico, autoriale, dove le scelte registi sono chiare, dove ogni inquadratura non è mai casuale. Molto interessante.
Per la sezione Open Doors da segnalare il film georgiano Gaigimet (Keep Smiling). Racconta di 10 donne che partecipano ad un concorso di bellezza e abilità che mette in palio 25.000 dollari e un appartamento. Queste donne sono tutte donne con figli, sono madri in difficoltà economica e sperano di dare una svolta alla loro vita. Ma le cose vanno in modo molto diverso, divise dalla competizione, dalla disonestà di chi organizza il concorso e i loro principi morali, messi a dura prova dalle richieste che ricevono. Un film dal finale amaro, ma ricco di umanità, spiritoso, ben girato e mai volgare. Al termine della proiezione il pubblico batteva le mani al ritmo della musica che accompagnava il balletto che le donne avevano dovuto imparare per presentarsi alla serata di premiazione. Piccola perla dai Balcani.
Per il Concorso Internazionale abbiamo invece visto un film giapponese, Real di Kiyoshi Kurosawa. La storia e’ difficile da riassumere e l’atmosfera è quasi fantascientifica, con implicazioni psicologiche non indifferenti. Una donna in coma dopo un tentativo di suicidio. Una tecnologia che permette a una persona di entrare nel subconscio della persona in coma e cercare di riportarla alla vita normale. Da questo presupposto si dipana una vicenda che non manca di creare suspance, riserva colpi di scena inaspettati e emoziona non poco. Non manca, infine, la incarnazione dei sensi di colpa in forma di un dinosauro che, nel sogno/viaggio nell’inconscio cerca di uccidere uno dei protagonisti. Perché i sensi di colpa generano mostri dentro di noi e qui il concetto è rappresentato al meglio.
Un film sorprendente e che ci ha divertito moltissimo.
da Locarno Alessandro Barbero