Ripartiamo da Cineasti del Presente e dal coreano The stone di Se-rae Cho. La trama prende le mosse da un gioco da tavolo molto popolare in Corea, il Go, di cui è un bravissimo ed istintivo giocatore il giovane Min-su. Casualmente conosce, e man mano gli diventa amico, il boss di una banda malavitosa, trovandosi invischiato in vicende più grandi di lui. Il gioco del Go è una presenza costante nel film, le pedine del gioco vengono chiamate pietre, appunto, “stone”.
Il percorso di vita dei diversi personaggi è ben delineato e con dei caratteri comuni con altri film coreani che abbiamo visto in passato: il destino inesorabile che si compie, l’onore rispettato a qualsiasi costo, l’uomo che vorrebbe cambiare vita ma non ne ha la possibilità. Da qui lo sguardo malinconico che si disegna sul volto del boss, uno sguardo che cambia solo quando gioca con il giovane ragazzo a Go. Il film e’ dunque interessante, senza raggiungere le vette che in un passato più o meno recente il cinema coreano ha dimostrato di poter raggiungere.
Nella sezione Concorso Internazionale abbiamo visto lo spagnolo Historia da la meva mort. Due ore e mezza di un film in cui accade poco e quel poco che accade è metaforizzato. Difficile pensare bene di questo film. Troppo lento, troppo cerebrale. Troppo lungo. Troppo.
Abbiamo chiuso la giornata con 4 cortometraggi in concorso. Tra questi abbiamo scelto di parlare solamente di Les Jours d’avant, corto algerino di durata considerevole, intorno ai 40 minuti.
Il film racconta le storie parallele di un ragazzo e di una ragazza, del loro amore reciproco ma non rivelato, delle regole della società algerina che mettono il freno al loro desiderio di conoscersi meglio, di una città, Algeri, scossa da violenze e attentati. Interessante la struttura del cortometraggio che presenta uno di seguito all’altro il punto di vista dei due. Ben girato, ben recitato. Una riflessione su una società che sta cambiando, soprattutto in questa stagione di primavere arabe.
da Locarno Alessandro Barberi