Si è inaugurata ieri la 66esima edizione del Festival del Film Locarno, la prima diretta da Carlo Chatrian (ex Festival dei Popoli).
La vera e propria inaugurazione, quella per il grande pubblico, si è svolta nella cornice di Piazza Grande con la proiezione di 2 Guns, un poliziesco americano che avrà certamente lunga vita nelle sale cinematografiche.
Tuttavia nel pomeriggio c’è stata quella che lo stesso direttore artistico ha definito la vera e propria inaugurazione, la proiezione del documentario di Andrea Segre Indebito con Vinicio Capossela alla sceneggiatura e protagonista completamente immerso nella parte di traghettatore.
Il documentario racconta della crisi greca attraverso lo studio di un genere musicale realmente di nicchia, legato alla più profonda tradizione popolare greca. Il “rebetiko” è un genere musicale ribelle, anarchico, composto e cantato dai poveri, dagli emarginati per gli emarginati. Canzoni tristi, dai temi forti, quali la morte, la povertà, la perdita della speranza. Capossela si immerge in questo mondo con agio e con la consueta eleganza, raccontando a suo modo la perdita di significato che la società greca sta affrontando in questo momento. Riflessioni profonde e acute che non possono che colpire.
La proiezione è stata preceduta da un’intervista al regista e al cantante durante la quale sono stati sviscerati i contenuti di questo film e in cui Chatrian ha rivendicato la scelta di aver voluto aprire il Festival di quest’anno proprio con questo documentario. Perchè rappresenta la sua idea di cinema, un cinema che è viaggio, incontro tra culture differenti, un cinema capace di costruire ponti ed abbattere muri.
Aspettiamoci il rispetto della tradizione del Festival locarnese ma da quanto abbiamo potuto osservare, aspettiamoci anche molte sorprese.
da Locarno, Alessandro Barbero