Incredibile ma vero: Holy Motors, il film di Leos Carax è in sala. Ovviamente nel periodo meno propizio, se pensiamo che in Italia l’abitudine al cinema si prende tre mesi di vacanze estive, sulla spinta di politiche al ribasso dei distributori (soprattutto ma non solo). Si dà per scontato che in Italia non possa esserci un vero pubblico anche in luglio e agosto (come avviene invece in Francia e Germania ad esempio), i mesi di caldo diventano sfondo ideale di uscite di cui in pochi si accorgono, ma – e speriamo possa essere questo il caso – occasione per lo spettatore più attento di raccogliere qualche suggestione fuori dagli standard, andando a sbirciare nelle deboli programmazioni dei cinema di città.
Il cinema made in Italy poi investe così tanto nei giovani, che sempre più spesso in estate, con la scusa degli spazi disponibili nelle sale, “lancia” gli indipendenti e le opere prime o seconde, senza che nessuno se ne accorga. Per questo settembre-ottobre scoppiano di film d’autore provenienti da Cannes e Venezia (col risultato di frazionare il pubblico), in una progressione che arriva a Natale, un lungo periodo in cui è impossibile qualsiasi proposta ardita. Peccato, perché sono diversi i segnali che portano a concludere che un mercato estivo esisterebbe eccome, e non solo le arene all’aperto dove si replica il “meglio” della stagione. Alcune operazioni stracommerciali targate Usa, scelgono agosto per il lancio internazionale, così pure oltralpe. La Francia anzi sta dimostrando da anni come sia opportuno e possibile pianificare nell’arco dell’intero anno la distribuzione, indipendentemente dai generi, tanto in patria quanto all’estero, laddove il terreno è fertile: dalla commedia al dramma, dagli autori di nome ai giovani cineasti, la macchina francese fa industria e moltiplica le produzioni, investendo anche in progetti all’estero (co-produzioni con paesi emergenti). Le sale patrie sono abbondantemente più democratiche delle nostre, così i biglietti crescono di numero e ossigenano le case di produzioni che possono permettersi di finanziare la commedia “sicura” e l’opera di “ricerca”. Una profonda conoscenza dei mercati esteri (europei più che altro) fa il resto: quindi in Italia, in primavera, arriva la commedia (quest’annoTutti pazzi per Rose, Paulette, Quando meno te lo aspetti, Benvenuti a Saint Tropez, Dream Team, che apre l’estate), a fine giugno due drammi per palati fini come La Religiosa di Guillaume Nicloux e La quinta stagione di Jessica Woodworth e PeterBrosens (prodotti con partner belgi), e così fino a dicembre-gennaio, alternando film d’autore a opere per un pubblico più vasto.
Conti alla mano, bisognerebbe guardare cosa davvero supporta il cinema francese, a cominciare dai finanziamenti alla cultura. Sarà il solito discorso, ma com’è che in casa nostra le sale boccheggiano e distributori di cinema d’essai come la Sacher di Moretti annunciano la chiusura dei loro cataloghi? Per la cronaca, è Sacher ad aver distribuito il capolavoro (e premio Oscar) Una separazione di Farhadi.
Cosa fare? Andare al cinema a vedere il francese Holy Motors, perché qualcuno si accorga che i biglietti li staccano anche i film più sperimentali e che esiste un pubblico che ancora crede al valore della cinediversità. Anche in estate.
A.L.