Che strana alchimia: Populaire (titolo originale di Tutti pazzi per Rose) è stato concepito su carta dal regista Régis Roinsard (al suo primo lungometraggio), Daniel Presley (un produttore musicale appassionato di commedie americane anni 50) e uno sceneggiatore semi-sconosciuto, Romain Compingt, fan di Marilyn Monroe e Britney Spears. Viene così da pensare che a volte le carte vincenti sono quelle che non ti aspetti, o che le partite si vincono con estro e follia.
La racconta così il regista: nel 2004 vede un documentario sulla dattilografia e viene folgorato da un segmento brevissimo d’archivio in cui si mostra un campionato mondiale di battitura a macchina, “ero incantato dal rapporto uomo/macchina”. È così che nasce Rose, ventunenne ragazzotta di un paese della Normandia, che riesce a farsi assumere come segretaria da un assicuratore di Lisieux, quindici anni più vecchio di lei. La straordinaria velocità di Rose sorprende Louis, che non solo decide di assumerla, ma le propone di partecipare ai campionati nazionali di dattilografia. Lei, che i primi tasti li ha schiacciati sulla macchina dell’emporio del burbero padre, è consapevole di avere un talento. L’unico di cui possa far vanto. Presto il rapporto tra i due assume risvolti emotivi chiari ma mai espressi davvero: è amore, ma la relazione rimane quella tra allieva e preparatore atletico. Ovviamente il contatto elettrico non trova subito l’attivazione della carne, perché i due tra allusioni e intese inespresse degne di Billy Wilder cuociono lentamente, e con loro il pubblico.
Populaire ha davvero il funzionamento di una macchina perfetta, una commedia come poche se ne vedono, capace di ammaliare con la forza dei dialoghi e con una messa in scena alla Sirk (anni 50 appunto), senza per altro scadere nell’omaggismo spinto. E di quel cinema eredita anche il gusto per le soluzioni narrative che tendono a suggerire ciò che non può essere mostrato (all’epoca era l’unico modo di aggirare la censura). A dirla tutta risulta forse un po’ stonato che verso la fine il sesso venga mostrato, anche se con pochissime inquadrature. Il 1959 di Roinsard trattiene magicamente non solo quel periodo di rimozione dei lutti della guerra (ancora ricordo fresco), ma approfittando di una giusta distanza geografica, apparenta la Francia agli Stati Uniti con grazia, colorando pastello la pellicola, giocando con i costumi vivaci, ancorando il tutto alle atmosfere francesi. Almeno quelle che il cinema ci ha raccontato e sono parte del nostro immaginario; così come il decennio che in America preparava ai favolosi Sessanta. Tutto rimanda a una verità che forse non è mai stata storica, ma di diritto passata alla storia del costume per merito del cinema.
Lontano dal paradiso di Haynes si sarebbe potuto girare non lontano dalla bella villa di Louis, forse anche Peggy Sue si è sposata. Rose sarebbe potuta capitare in Pleasantville, scoprendo quanto squillante fosse il rosa-fucsia della sua macchina da scrivere, la Populaire, appunto. Tanto per rimanere alle riscritture recenti del genere.
Gli elementi della favola amorosa ci sono tutti, mescolati però a una vicenda di riscatto dall’anonimato che ancora fa sognare. Battere a macchina ha poco di spettacolare, eppure il riflesso del futuro rendeva non solo ambito il posto da segretaria, ma eroine le velocissime battitrici, allenate nel corpo e nella psiche. Non da meno la sottotraccia, perché se Louis porta Rose a giocarsi il tetto del mondo, non è solo per fascinazione, ma per una vicenda personale che lo vede eterno secondo nella vita professionale e negli affetti (il padre ha preferito i fratelli, la ex-fidanzata quello che diventerà il suo migliore amico). Così la parabola di questa strana coppia finisce per attrarre il pubblico femminile e maschile in egual misura, rinunciando a marcare confini precisi che determino identificazioni nette. Ogni tasto è battuto nella giusta direzione. I fogli si colorano e volano via in un carnevale divertente e per nulla scontato.
Vera Mandusich
Tutti pazzi per Rose
Regia: Régis Roinsard. Sceneggiatura: R. Roinsard, Daniel Presley, Romain Compingt. Fotografia: Guillaume Schiffman. Interpreti: Déborah Francois, Romain Duris, Bérénice Béjo, Shaun Benson, Miou-Miou. Origine: Francia, 2012. Durata: 111’.