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Anna Karenina

anna_karenina_02Nella Russia di fine ‘800 Anna Karenina commette adulterio e si abbandona alla passione e all’amore per il giovane conte Vronskij, sfidando apertamente le rigide convenzioni dell’aristocrazia.

Di fronte alla vastità del lavoro di Tolstoj, Wright prova ad allestire una macchina cinematografica tanto solida e consapevole da reggere da sola il peso dell’intero sottotesto dell’opera (che è come dire l’intero peso della Russia, o quasi) lasciando alla narrazione il solo compito delle vicende dei personaggi principali: Karenin e Karenina; Karenina e il conte Vronskij; Levin e Kitty.
Wright ricorre all’unità di luogo, riportando sulle assi di un unico teatro il mondo aristocratico delle due città più importanti dell’impero: Mosca e San Pietroburgo. In questa unità, sottolineata da continui e sorprendenti cambi di scena (ottenuti con pannelli scorrevoli e porte che uniscono con il solo spalancarsi quartieri e città diverse), i personaggi si muovono come in un anna-kareninaballetto ininterrotto, dove i movimenti della macchina da presa sono parte stessa della coreografia.
La dichiarata artificiosità degli ambienti e della composizione dell’immagine ha lo scopo di mostrare, senza quasi farne cenno, la natura stessa dell’aristocrazia imperiale: un ambiente fatto di apparenza e convenzioni; dove i rapporti umani sono basati su elementi che non sono quelli dell’amicizia o del rispetto; dove le regole valgono di più della legge.
Passando attraverso questo calibrato allestimento, i personaggi finiscono però per perdere molto del loro spessore. E questo sembra valere anche per Karenina, che pure, contro quelle convezioni, lotta per tutto il film. Dei moltissimi rischi che Wright decide prendersi, questo è senza dubbio il più grosso: è il ruolo che i protagonisti hanno nella vicenda a guidare le loro azioni.
Che abbia ragione o meno, Wright dimostra comunque di esserne consapevole. In questo senso, anzi, le scene in cui numerose comparse appaiono sulla scena immobili (ed immobili rimangono fino a che la presenza di Karenina e Vronskij non consegna loro il diritto al movimento) sembrano addirittura spingere verso quella direzione.
A fare da contro altare a questi modi della rappresentazione è la parte dedicata al personaggio di Levin. Wright ne riconosce l’importanza, che, se appena tangenziale alla vicenda di Karenina, è invece fondamentale per l’opera vista nel suo complesso.
Levin non è l’unico che decide di sottrarsi alla messa in scena della vita portata avanti dalla nobiltà russa, ma è l’unico a farlo sulla base di ideali precisi e meditati, a cui accorda la propria condotta di vita. Per questo motivo la casa e i possedimenti di Levin, compresi gli uomini che lavorano per lui, sono mostrati come reali, non come pareti mobili di un teatro. E gli esterni, quelli girati nei campi con Levin al lavoro, sono esterni veri, coperti da un cielo e non da un soffitto. Con Levin, la macchina da presa prende un passo diverso, meno mobile.

Anna-Karenina-2012-Stills-anna-karenina-by-joe-wright-32234645-940-627Non c’è incoerenza nelle scelte registiche di Wright. La volontà di prendere una determinata realtà e di affidarne il senso ai modi in cui essa è rappresentata, non può portare, partendo da due diverse realtà , che a rappresentazioni e linguaggi diversi.

Quello che Joe Wright fa con Anna Karenina è, soprattutto, mettere alla prova il proprio cinema. Compie un gesto coraggioso, verrebbe da dire audace. Tanto che, nella diversità dei commenti suscitati dal suo film, coloro i quali si sono posizionati sul lato della critica sembrano aver riconosciuto in quel gesto i tratti della sfrontatezza.
Ma di fronte ad un lavoro così sapientemente controllato, viene da pensare (ma questo è solo il parere di chi scrive) che i più decisi detrattori del film abbiamo rivolto lo sguardo soprattutto all’opera letteraria. Dimenticando che, in un adattamento, il saper dimostrare di conoscere tanto bene il mezzo di destinazione da tentare di arrivare agli stessi contenuti con un nuovo linguaggio non è cosa da poco.

Matteo Angaroni

Anna Karenina

Regia: Joe Wrirght. Sceneggiatura: Tom Stoppard. Fotografia: Seamus McGarvey. Montaggio: Melanie Oliver. Interpreti: Keira Knightley, Jude Law, Aaron Johnson. Origine: GB, 2012. Durata: 130′.

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