Prendete l’esperienza di un “vecchio” maestro del cinema come Martin Scorsese, mescolate un po’ della freschezza di un giovane produttore dal passato complicato come Mark Wahlberg, attore esperto di film indipendenti; unite il tutto con una faccia asimmetrica e imperscrutabile come Steve Buscemi. Cosa manca? Giusto, lo sfondo storico, la nascita del proibizionismo e la città in crescita simbolo della corruzione, Atlantic City. Ed ecco la frase di lancio: Quando l’alcool fu messo fuorilegge, i fuorilegge divennero i re.
Boardwalk Empire è la serie tv che meglio raccoglie le redini dei film sulla malavita, dal Padrino di Coppola fino ad arrivare a Quei bravi ragazzi e Casinò entrambi diretti dallo stesso Scorsese. L’epopea di Nucky Thompson (Steve Buscemi) è arrivata già alla terza stagione (Sky Cinema, ogni venerdì alle 21) a marchio produttivo HBO, lo stesso canale che ha già sfornato “sfrontati” capolavori televisivi come la serie carceraria Oz.
Boardwalk Empire inizia nel 1920 e nella prima stagione si definiscono i rapporti di forza, con il protagonista Thompson che stabilisce gli equilibri e cerca di far crescere, insieme al suo impero, il figlioccio bastardo Jimmy (Michael Pitt), reduce di guerra spietato, ma combattuto in una sua corrotta moralità. Nucky lo vorrebbe più simile a lui, ma Jimmy è ambizioso e il rapporto tra i due rimane sempre molto teso. Nella seconda stagione c’è la resa dei conti, con inevitabile finale tragico, con tanti debiti nei confronti di Shakespeare.
Intrighi, giochi di potere, espansione degli imperi criminali, gelosie, corruzione. Nessuno si salva in questa serie dove ogni rapporto è compromesso, sporco, inutile e infelice. Nulla dura in eterno, men che meno la felicità. Tutto è inespresso come i sentimenti di Nucky, che nella terza stagione si trova sempre più solo, quasi annoiato da se stesso ed eroso dal senso di colpa per tutto quello che ha fatto e che si è negato in nome del potere: famiglia, amore, figli. Tutto quello che non potrà mai avere. In queste condizioni deve affrontare il mafioso in ascesa Rosetti, violento, represso dalla figura femminile, che non rispetta nessuno dei codici di comportamento di Nucky.
Boardwalk Empire arriva così a essere l’espressione di un cinema che non c’è più, di ampio respiro, oggi schiavo di logiche di scrittura sempre più uguali a schemi che ormai non funzionano e rendono noiosi i blockbuster del grande schermo. Schemi che la televisione permette di rompere, grazie a un respiro episodico sempre più orizzontale, con tematiche precise che permettono di scavare in personaggi sempre più reali e empatici con lo spettatore, anche nella loro negatività. Il Nucky Thompson di Steve Buscemi è quello che tutti vorremo essere: un uomo di successo, costretto dagli eventi a fare cose orrende ma di cui si pente solo in apparenza. Perché il rispetto degli altri, la paura che hanno di lui, non saranno mai comunque ripagati da nessuna somma di denaro. Nucky Thompson è il lato oscuro di ognuno di noi.
Manuel Sgarella