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Aspettando l’Oscar: Il maestro delle statuette

– Allora cinema?
– Sììì!
– Che film?
– Al Nuovo c’è The Master!
– Uhm…
– Ha tre nomination agli Oscar!
– Non possiamo andare a vedere l’ultimo di Tornatore?

Ancora rimpiango di non aver visto La miglior offerta, con quel buontempone di Geoffrey Rush, il David Helfgott di Shine. Perché? Perché fissarsi su un film solo perché il trailer viene trasmesso a rotazione – dalla TV a Youtube – secondo solo allo spot-elettorale di Maroni con la “sua” Lombardia?
Ok, ha tre nomination al Golden Glob (miglior attore protagonista a Joaquin masterPhoenix, miglior attore non protagonista a Philip Seymour Hoffman,  miglior attrice non protagonista a Amy Adams), tre agli Oscar (stesse nomination), quattro alla British Film Academy (solite nomination più una per la miglior sceneggiatura originale a Paul Thomas Anderson)  e altri riconoscimenti che non vi sto ad elencare perché sforerei le 2000 battute.
Mio padre, da buon disfattista, ha una sua teoria: quando un film è molto pubblicizzato è perché  fa ca***e.
Ad essere oggettivi, The Master è un film valido e le nomination in fin dei conti se le merita, ma sentire Philip Seymour Hoffman imprecare con la voce di Francesco Pannofino, non può non far pensare al René Ferretti di Boris, la fortunata serie TV da cui hanno tratto un film nel 2011. Con questo non voglio screditare il lavoro di uno dei migliori doppiatori viventi che abbiamo in Italia (Dio me ne scampi!), ma per capire veramente il  perché di tanti riconoscimenti, è consigliabile ri-guardarsi il film in lingua originale, così da apprezzarne la recitazione nella sua totalità.

 Ernesto Brusati

 

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