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Non si prescinde dagli Oscar

Vorremmo fingere poco interesse. Vorremmo snobbare la notte degli Oscar come si snobba San Remo, col sopracciglio alto che presume una riflessione lungamente consumata sul valore del premio, con tutto il corollario di considerazioni sull’autoreferenzialità dell’industria cinematografica americana e sulla spinta commerciale che innesca o ri-innesca l’assegnazione di un Oscar. Sempre che ci si convinca della bontà di un pensiero che trasferisce sulla grande festa dell’industria americana i riflessi delle logiche che regolano altri settori dell’economia statunitense, magari le ombre del sistema capitalistico, forse i demoni che fanno del più grande spettacolo al mondo (il cinema) un veicolo di propaganda notte_oscar_2011o, al peggio, lo strumento per alimentare il potere delle major. Se pure il baraccone degli Oscar dovesse essere questo, vorrebbe comunque dire che l’industria è viva e vegeta (che di questi tempi non è poco) e non ruzzolante, come nel nostro paese, che una vera industria del Cinema, con autori e maestranze al lavoro giornaliero, non la vede dagli anni 70. Poi la crisi si è fatta sentire anche oltre oceano, nonostante alcuni film incassino ancora cifre astronomiche (pochi in verità). Il cinema indipendente trova spazio nelle cinquine (che per il miglior film non è più una cinquina.. sarà anche questo il segno dei tempi). Gloria non solo per i volti noti quindi, col sospetto sempre e comunque che dietro ogni spinta – di un autore nuovo ad esempio – ci sia un investimento già programmato. Ma è poi così terribile? Ciò che difendiamo è qualità e merito. Non sappiamo se Re della terra selvaggia porterà a casa qualcosa, ma sicuramente il collettivo che ha pensato e prodotto il film merita le candidature  e una notte di visibilità tra la selezione dei migliori film del 2012. Poi c’è sempre e comunque il premio al miglio film straniero: quest’anno Haneke se la gioca con Larrain, ma potrei essere smentito). Tanto basta per rendere interessante la festa ma soprattutto ciò che la precede.
Per noi significa lanciarci in previsioni che sfidano il plausibile, nella consapevolezza che chi vorremmo vedere premiato non sempre porterà a casa la statuetta. Ancora ricordo la delusione per le mancate assegnazioni a La sottile linea rossa di Malick e la pioggia di statuetta a Salvate il soldato Ryan. Ma la frustrazione è di casa, per questo la Redazione ha deciso di pubblicare su Cinequanon online le proprie previsioni, a partire da Marco Marchetti che sponsorizza A Royal Affair. Ma siccome vogliamo allargare la partecipazione ai lettori come da consuetudine, vi invitiamo ad utilizzare lo spazio dei commenti sotto ogni articolo per assegnare i vostri premi, per confessare il vostro amore per un film o un regista, un’attrice o un direttore della fotografia. Dagli Oscar non si prescinde!

a.l.

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