In Anora e Baby Girl, il desiderio si muove su una linea che separa il bisogno dal puro slancio erotico, dalla volontà di oltrepassare un confine e di perdersi nell’altro. Il desiderio è desiderio dell’altro, si nutre della mancanza e si articola nel linguaggio. Ciò che conta non è tanto l’appagamento immediato, ma il gioco, la tensione, il continuo rimescolarsi dei ruoli. La professione di arrecare desiderio si intreccia con il piacere di suscitarlo, fino a confondere chi domina e chi si lascia dominare.
La musica in entrambi i film non è solo colonna sonora, ma un vero e proprio battito cardiaco che scandisce il ritmo della narrazione. È un tamburo incessante che accompagna ogni svolta della storia, mantenendo viva l’energia. La scelta di un sound potente, contemporaneo è perfettamente in linea con il tempo che abitiamo. Struttura la tensione, guida il climax e amplifica le emozioni dei personaggi, modula il desiderio come un respiro, creando onde emotive. Non lascia spazio a pause e non fa mai perdere il ritmo del racconto. È esso stesso una narrazione nella narrazione.
Strutturalmente, entrambi i film giocano su un climax costruito in più fasi. La prima parte è un’immersione nel desiderio puro: trasgressione, attrazione, spinta oltre i limiti. Poi arriva l’intermezzo, non è una pausa che spegne il ritmo, al contrario, serve per amplificare il racconto, per creare un salto narrativo che cambia le coordinate della storia. In Baby Girl, serve per entrare nella realtà, per far emergere la crudezza e la verità della narrazione. In Anora è l’accesso a un’altra dimensione: la dark comedy. È un cambio di tono che, attraverso un’ilarità grottesca, trasforma la storia da un racconto lineare su una danzatrice notturna e il figlio di un magnate russo in qualcosa di molto più ampio. Diventa un road movie nell’assurdo, una giostra imprevedibile che porta lo spettatore a immedesimarsi sempre di più con Anora. E proprio in questa assurdità prende forma un nuovo tipo di amore. Non il classico romanticismo da fiaba, ma un legame fatto di affetto che si costruisce e connessione profonda tra Anora e Igor – non il protagonista, non il figlio del magnate, ma lo scagnozzo dello scagnozzo dello scagnozzo che si concretizzerà in tutta la sua pura fragilità solo nella scena finale.
In Baby Girl la narrazione rimane ancorata alla realtà e affronta di petto due dei più grandi tabù del nostro tempo: il sesso e il denaro. Qui, non c’è l’assurdo di Anora, ma la crudezza della vita vera, che ci costringe a riflettere su ciò che normalmente preferiamo non guardare. L’amore in Baby Girl è quasi assente, è una riflessione su noi, sulla passione di desiderare e di avere qualcosa, neanche qualcuno. Giovane, bellissimo, pieno di energia vitale, pura sessualità dal punto di vista femminile, ma con una donna che domina il mondo, che vince su famiglia e lavoro, che è arrivata all’altezza dell’uomo e finalmente ragiona come un uomo, si appropria di ciò che è stato dell’uomo. Ma va al di là di questo, cerca le sue voglie più nascoste, mai palesate, per cercarsi, per trovare un passato nelle sue azioni più presenti. Perché pensa che attraverso azioni così presenti, così vestite da uomo in una donna, possa esserci una via di salvezza dalle paure mai scoperte del passato.
La musica di Cristobal Tapia de Veer, in Baby Girl ha una costruzione sonora che richiama il battito cardiaco, il respiro affannoso e il crescendo emotivo di un rapporto fisico. Il suo stile è basato su ripetizioni ossessive, suoni organici e distorti, e un uso del ritmo che richiama il corpo in tensione, pronto a esplodere. In What ever You Tell Me To Do, la costruzione musicale si sviluppa su un pattern pulsante, un battito che accelera e cresce, come il respiro che si fa sempre più rapido durante il desiderio. È una musica fisica, quasi viscerale, che non accompagna solo la narrazione, ma la fa vibrare, spingendo lo spettatore a sentirsi dentro la scena, dentro la carne dei personaggi.
In Anora Greatest days dei Take That in versione remixata, che apre la prima scena, è un inno alla libertà e alla bellezza del qui e ora. Today this could be, the Greatest Day of our lives, Before it all ends, before we run out of time. idea di esaurire il tempo, correrne fuori come idea di vivere super intensamente quel tempo, questo è molto attuale, giovane, è tempo nel nostro tempo.
Eva Pugina