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Festa del Cinema di Roma 2024

Un’apertura e una preapertura ambiziose per la Festa del cinema di Roma in calendario fino a domenica 27. Inaugura mercoledì il biografico Berlinguer. La grande ambizione di Andrea Segre con Elio Germano nel ruolo del segretario del Pci. Antipasto abbondante martedì con l’anticipazione di Megalopolis di Francis Ford Coppola, pellicola fuori dai canoni, opera megalomane e visionaria di grande potenza, accolta in maniera contrastata al Festival di Cannes con critiche immotivate e forse preconcette.
Il festival romano giunge alla 18° edizione e appare un adolescente, nel suo dover trovare ancora un’identità e nel cambiare pelle quasi a ogni edizione. Dalla nascita con la rivalità con Venezia, la rinuncia alle velleità da manifestazione di primo piano, i fuochi d’artificio di Marco Muller, sono arrivati gli anni di Antonio Monda, con più attenzione agli incontri e ai nomi che ai film, fino alla pandemia e il successivo assestamento con la nuova gestione di Paola Malanga. Nella ricerca della sua dimensione, la Festa, sempre più decentrata rispetto all’Auditorium della musica (un bene per i romani, meno forse per gli accreditati proveniente da altrove, sempre che siano in numero cospicuo), presenta sulla carta un buon programma, ereditando magari qualche titolo da un Torino Film Festival ormai imminente (22-30 novembre) ma di cui ancora si tenta di vaticinare le linee. Così Roma, oltre ai soliti film da Berlino, Cannes e Locarno, che usciranno prossimamente (c’è pure la sezione chiamata con poca fantasia Best of 2024 che promette di essere la migliore per lo spettatore comune, con la Palma d’oro di Cannes Anora e altri due titoli di punta della kermesse della Costa Azzurra, Il seme del fico sacro di Mohammad Rasoulof ed Emilia Perez di Jacques Audiard), promette di regalare anche qualche scoperta. Tutto questo nel solito programma ipertrofico, soprattutto di film italiani, nel quale non è facile districarsi.

The Dead Don’t Hurt – I morti non feriscono

La Festa assegnerà premi alla carriera a Johnny Depp e a Viggo Mortensen, presentando anche il secondo film da regista di quest’ultimo, di prossima uscita in Italia, il western The Dead Don’t Hurt – I morti non feriscono con Vicky Krieps.
Il concorso Progressive Cinema allinea 18 titoli, tra questi: il francese Le choix di Gilles Bourdos con Vincent Lindon (si tratta del remake di Locke con Tom Hardy), il finlandese 100 Litres of Gold di Teemu Nikki (noto per La morte è un problema dei vivi), L’art d’etre heureux del fumettistta francese Stefan Liberski con Benoit Poelvoorde, Camille Cottin e Gustav Kervern, il tedesco About Luis di Lucia Chiarla, il noir grottesco alla Coen Greedy People di Potsy Ponciroli con Joseph Gordon-Levitt, Lily James e Tim Blake Nelson, Bound in Heaven, debutto della sceneggiatrice cinese Huo Xin, Leggere Lolita a Teheran di Eran Riklis, dal romanzo di Azar Nafis, con Golshifteh Farahani, infine il musicale Polvo Seran del catalano Carlos Marques-Marcet con Angela Molina e Alfredo Castro.

Per l’Italia, oltre al film di Segre, figurano in gara la figlia d’arte Sara Petraglia con L’albero, con le emergenti Tecla Insolia e Carlotta Gamba, L’isola degli idealisti di Elisabetta Sgarbi, dal romanzo di Giorgio Scerbanenco, e Paradiso in vendita di Luca Barbareschi.

Hey Joe di Claudio Giovannesi

Non competitiva è la sezione Grand Public, nella quale spicca Hey Joe di Claudio Giovannesi, con James Franco, e il Francesco Di Napoli de La paranza dei bambini. Ancora La gazza ladra del marsigliese Robert Guédiguian con la sua solita famiglia di attori, The Return di Uberto Pasolini (il regista anglo-italiano degli ottimi Still Life e Nowhere Special), una rilettura dell’Odissea con Juliette Binoche, Ralph Fiennes e Angela Molina, Conclave di Edward Berger, con Ralph Fiennes, Stanley Tucci e Isabella Rossellini, Eterno visionario di Michele Placido, con Fabrizio Bentivoglio e Valeria Bruni Tedeschi, Fino alla fine di Gabriele Muccino, Libre di Mélanie Laurent, La vallée des fous di Xavier Beauvois e l’horror Longkegs di Osgood Perkins, con Maika Monroe e Nicolas Cage.
Nella sezione Freestyle ci sono Arsa, debutto nella finzione dei Masbedo, e il thriller McVeigh di Mike Ott, sull’attentato di Oklahoma City nel 1995.

Tra i documentari Duse, The Greatest di Sonia Bergamasco, sulla diva Eleonora, Franco Califano – Nun ve trattengo di Francesca Romana Massaro e Francesco Antonio Mondini, Italo Calvino nelle città di Davide Ferrario, Pellizza pittore da Volpedo di Francesco Fei, Liliana di Ruggero Gabbai, sulla senatrice Liliana Segre, Mike di Giuseppe Bonito, su Mike Bongiorno e tanti altri.

Bird di Andrea Arnold

Da non dimenticare Alice nelle città, praticamente un festival parallelo, con tante proposte rivolte ai giovani delle diverse fasce anagrafiche e titoli di peso come l’inglese Bird di Andrea Arnold. In concorso anche l’interessante francese Vingt dieux – Holy Cow di Louise Courvoisier, l’animazione Flow di Gint Zilbalodis, tutti già presentati a Cannes, A Real Pain di e con Jesse Eisenberg, l’islandese When The Light Breaks di Runar Runarsson, gli svizzeri When We Were Sisters di Lisa Brühlmann e Les Courageux di Jasmin Gordon, il bel film spagnolo Rita di e con Paz Vega (già in Piazza Grande a Locarno), il polacco Under The Volcano di Damian Kocur, la coproduzione italo-tedesca Non dirmi che hai paura (Samia) di Yasemin Şamdereli, The Outrun di Nora Fingscheidt con Saoirse Ronan, il francese Lads di Julien Menanteau con Jeanne Balibar e il belga Milano di Christina Vandekerckhove. Come film d’apertura Nickel Boys di RaMell Ross, in chiusura il francese Sur un fil di Reda Kateb. Fuori concorso Luce di Silvia Luzi e Luca Bellino (già in concorso al Festival di Locarno) e la bella animazione ecologista Savages di Claude Barras, il regista de La mia vita da zucchina.

da Roma, Nicola Falcinella

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