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Inside Out 2

Pattinare su una superficie ghiacciata è ciò che Riley ama fare da quando il babbo in Minnesota le mette in mano una mazza da hockey. Poi, ancora bambina, e sconvolta da quello che sembrava una irreversibile catastrofe familiare dopo il trasloco forzato a San Francisco dovuto a un cambio di rotta della vita professionale del padre, trova conforto in una squadra di hockey.
Sono passati due anni Pixar e nove anni nella vita reale, la nostra, Riley è un’adolescente alle prese con l’improvvisa esplosione della pubertà. Il liceo è alle porte, tra le poche certezze la scoperta che le sue due amiche del cuore, Bree e Grace, frequenteranno un liceo diverso. Con l’animo affranto tutte e tre si avventurano in un campus estivo che le metterà alla prova in un weekend interamente dedicato all’hockey, con l’obiettivo di entrare a far parte della migliore squadra scolastica, le Firehawks. La superficie ghiacciata che le ha sempre donato gioia, adesso diventa terreno di sfida e di conflitto: le nuove compagne di squadra, capitanate dall’idolo Val, sembrano un gruppo chiuso e settario in cui Bree e Grace non possono fare parte. Dunque che fare? Rispondere alla spinta verso il nuovo e tradire le vecchie amiche, o ascoltare il cuore? Nella centrale di controllo di Riley, dove le prime emozioni Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura, ne avevano direzionato i comportamenti, adesso fanno capolino Invidia, Ennui, Imbarazzo e, soprattutto, Ansia!

Inside Out 2 comincia in continuità con il primo capitolo diretto dal geniaccio Pete Docter, qui in veste di produttore esecutivo. Dopo il clamoroso successo di Inside Out, la Pixar è chiamata a replicare gli incassi. Detto, fatto: nelle prime due settimane polverizza ogni record, incontrando i favori di un pubblico sempre più vasto e proteiforme.
Lo spirito che anima gli autori è lo stesso; la costruzione dell’intreccio simile al primo capitolo (con i due piani dell’azione che si alimentano reciprocamente, dentro e fuori la testa di Riley) consolida un meccanismo divertente in cui le emozioni sono alle radici dei comportamenti e, allo stesso tempo, i comportamenti, sotto gli stimoli del mondo esterno e della chimica interna (l’esplosione della pubertà), generano risposte emotive. La sala operativa è una centralina ancora più colorata e caotica, messa a soqquadro dall’arrivo degli ospiti inattesi, come Ansia che rovinosamente esplode tra le rassicuranti isole infantili, detronizzando la regina Gioia, che alla fine, arginando Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura, aveva indirizzato l’età tenera di Riley.

Ricalcando la sceneggiatura del primo capitolo, tanto da poter identificare sorprendenti coincidenze narrative e di ritmo, con tutte le tipiche tappe del viaggio avventuroso dei protagonisti – che sono le emozioni nella testa di Riley e non la ragazzina nel suo mondo nuovo (tutto sommato abbastanza ordinario) – in questo Inside Out 2 c’è una tensione minore, dovuta forse a una certa meccanicità, appunto. Non è tanto la domanda su cosa potrà accadere a Riley a tenere inchiodati al film, quanto come interagiranno le emozioni, come arriveranno a negoziare gli spazi celebrali della ragazzina, come si ritroveranno quindi nel finale intorno alla pulsantiera per regolarne le risposte emotive di fronte ai cambiamenti.
Il viaggio è così una variante della prima avventura, comunque divertente e pieno di trovate, in certi anfratti ancora persistono segni di un’infanzia viva, tra balocchi, nostalgie e impressioni del mondo. Ci sono l’imprinting familiare, una radice identitaria forte, il profilo caratteriale, e le nuove istanze che trasformano tutto in un laboratorio. Mann e LeFauve lavorano sulle emozioni come fossero anche loro personaggi con una loro centralina di controllo dove a prevalere però è l’emozione madre, come se Gioia avesse in sé una Gioia prevalente e altre emozioni meno definite ma comunque presenti. Da un capitolo all’altro le Emozioni si sono evolute come ogni personaggio che si rispetti, per cui l’introduzione di Ansia e Co. non solo ha spinto verso la trasformazione delle dinamiche nello stesso sistema dei personaggi, ma lo ha ampliato, complicato, aprendo a ulteriori capitoli della saga, dove il limite della reiterazione di un immaginario conosciuto potrebbe diventare sfida affascinante verso la maturazione di Riley adulta. Ma dialogando con quale pubblico?

Inside Out 2

Regia: Kelsey Mann. Sceneggiatura: Meg LeFauve. Musiche: Andrea Datzman. Produttore esecutivo: Pete Docter. Origine: USA, 2024. Durata: 96′.

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