“Il bianco americano è l’asiatica sono una coppia e l’asiatico è il fratello di lei?”
“O gli asiatici sono una coppia e lui è un amico americano?”
“Forse sono turisti e il ragazzo bianco è una guida.”
“O forse sono solo colleghi.”
Le domande che due voci fuori campo si scambiano ad apertura del film Past Lives sono le stesse che sorgono nella mente dello spettatore che osserva questo trio atipico seduto al bancone di un bar dell’East Village di New York. Una donna e un uomo di origine asiatica chiacchierano appassionatamente mentre un uomo bianco americano sta ai margini dell’inquadratura escluso dalla conversazione tra i due. Quello che l’autrice esordiente Celine Song ci presenta in questa scena è fin da subito un quadro relazionale complesso e difficile da decodificare a colpo d’occhio, nonché allegoria dell’intera storia narrata.
Past Lives, parzialmente autobiografico, racconta il ricongiungimento di Na Young e Hae Sung, due bambini compagni di scuola della Corea del Sud separati dal destino all’età di dodici anni e di nuovo insieme ventiquattro anni dopo. Nulla di apparentemente complesso in una trama che si nutre più che delle parole di dettagli visivi. Il film è infatti intriso di attimi sospesi e lunghe pause silenziose nel relazionarsi dei due protagonisti. Ciò che non è espresso verbalmente dai due, si manifesta nel linguaggio del corpo: intensi abbracci, mani che si sfiorano, sguardi profondi e sorrisi giocosi. Pare non essere cambiato nulla nel loro modo di stare insieme: l’intesa è sempre la stessa, immediata e quasi telepatica, e la loro affinità sprizza nelle scene che li immortala affiatati come quella volta che da bambini si diedero appuntamento al parco. Ogni inquadratura fa così trapelare un sottile senso di familiarità, connessione e magnetismo tra i due. Eppure, i loro corpi non sono più gli stessi, il loro modo di guardare alla vita è cambiato e le loro esistenze appartengono a mondi completamente distanti culturalmente e socialmente. Lei è una scrittrice in carriera, sposata con Arthur e ormai naturalizzata americana con il nome di Nora, tanto che parla più inglese che coreano. Lui, invece, appartiene alla middle class coreana sfruttata e sottopagata, ancorato a usi e costumi di una Corea del Sud in cui la protagonista non si riconosce più. “He is so korean”, scherza Nora descrivendo il pomeriggio passato con l’amico d’infanzia al marito.
Ma il cuore non parla attraverso le lingue e le usanze di questo mondo. Il cuore non è istintivo e passionale come la pancia, esso è la casa dei sentimenti, che si collocano stabili molto più in profondità rispetto le emozioni effimere che accompagnano questo corpo. Come un filo invisibile, questo sentimento di puro amore lega indissolubilmente le loro anime annientando qualsiasi limite socioculturale ma anche di spazio e di tempo, rimanendo intatto nel passaggio da vita in vita. La stessa autrice ricorda in un’intervista:
“Ero seduta lì tra questi due uomini che mi amavano in modi diversi, in due lingue diverse e due culture diverse. E io ero l’unico motivo per cui questi due uomini parlavano tra loro. C’è qualcosa di quasi fantascientifico in questo. Ti senti come qualcuno che può trascendere la cultura, il tempo, lo spazio e la lingua”.
Nonostante ciò, occorre fare i conti con la realtà: per quanto Hae Sung tenti di ricongiungersi a Nora rincorrendola, prima nella rete e poi a New York, pare ci sia una forza superiore, un piano universale, che non permette il concretizzarsi di questo amore che egli porta con sé fin dalla fanciullezza. Tante sono le domande che frullano nella sua testa:
“E se fossi venuto a New York 12 anni fa? E se tu non avessi mai lasciato Seoul? E se non l’avessi lasciata e fossimo cresciuti insieme? Ti avrei ancora cercata? Saremmo usciti insieme? Ci saremmo sposati? Avremmo avuto figli insieme?”.
Viene quindi naturale chiedersi quanto è davvero in nostro potere e quanto nelle mani del destino e della provvidenza (principio in coreano chiamato In-yun)? Fino a dove arriva il nostro libero arbitrio e quanto attraverso le nostre azioni possiamo influenzare il futuro?
Quesiti esistenziali che hanno poco significato nel momento in cui si sceglie con consapevolezza, come suggerisce il vecchio Mr. Nobody nell’omonimo film: “Ogni percorso è il giusto percorso. Ogni cosa avrebbe potuto essere un’altra e avrebbe avuto lo stesso profondo significato”.
Ogni scelta pare quindi essere giusta e semplicemente una delle possibili strade che la vita ci offre per avanzare nel nostro percorso evolutivo che in ogni caso si dispiega davanti a noi. In tal modo, anche un possibile inciampo o una marcia indietro si può dimostrare una preziosa opportunità di crescita interiore.
Ma la certezza in cuor loro è quella di essersi già incontrati in una vita passata, di essere entrati in contatto in qualche modo. Magari, ipotizzano scherzando, come sposi che si odiano in un matrimonio combinato, o come una storia di amanti tra una regina e il servitore del re, o ancora come un uccellino che si posa su un ramo di un albero.
Il viaggio di Hae Sung giunge al termine e insieme a Nora attendono su un marciapiede l’arrivo dell’Uber che lo condurrà all’aeroporto di ritorno in Korea del Sud. Sono gli ultimi istanti insieme, ne sono consapevoli, l’aria s’impregna di carica energetica affettiva, come due magneti i loro sguardi si intrecciano, i respiri si fanno lenti e profondi, infine i loro corpi si incontrano in un dolce e silenzioso fragore. E anche qualora il destino non permettesse loro di rivedersi in questa vita, facendo di quest’ultimo abbraccio un addio definitivo, queste due anime hanno aggiunto insieme con questo incontro, proprio qui e ora, un nuovo tassello evolutivo nel magico e incomprensibile viaggio dell’esistenza. Nel loro cuore un estremo atto di fede nello scrittore supremo per cui tutto è appropriato e perfetto così com’è. “See you then”.
Samuele Picarelli Perrotta
Past Lives
Regia e sceneggiatura: Celine Song. Fotografia: Shabier Kirchner. Montaggio: Keith Fraase. Musiche: Christopher Bear, Daniel Rossen, Interpreti: Greta Lee, Teo Yoo, John Magaro, Origine: USA, 2023. Durata: 106′.