Una piacevole sorpresa viene dal film italiano in concorso alla Sic – Settimana Internazionale della Critica. Margini è uno di quei film che finalmente racconta la provincia italiana, in questo caso Grosseto, e lo fa in modo sincero, divertente e umano. È un cinema piccolo e fiero di essere finalmente fuori da Roma o dalle periferie romane che, diciamocelo, hanno già dato tutto quello che avevano da dare.
Siamo alla fine dell’estate del 2008, Edoardo, Iacopo e Michele sono i membri di un gruppo punk di Grosseto, nella Maremma Toscana. Stanchi di suonare tra sagre e feste dell’Unità, hanno finalmente l’opportunità di andare a Bologna ad aprire il concerto dei Defense, una famosa band hardcore americana. È tutto pronto, ma il giorno della partenza ricevono una chiamata dagli organizzatori: il concerto è annullato. Ma i tre non si danno per vinti: se non possono suonare a Bologna, saranno i Defense a venire a Grosseto! Il piano però si rivela più difficile del previsto: i paradossi della vita di provincia trasformano ogni dettaglio in un problema insormontabile, mettendo in discussione la riuscita dell’impresa ma soprattutto ciò a cui i tre tengono di più: la loro amicizia.
Niccolò Falsetti è alla sua opera prima, è abbastanza noto nell’ambiente per essere un collaboratore e regista della seconda unità in tutti gli ultimi lavori dei Manetti Bros, che tra l’altro producono Margini insieme a Disparte. Come si vede chiaramente dal film, Falsetti è uno di quei registi che conosce quel che racconta, infatti è nato e cresciuto a Grosseto e, soprattutto, dal 2005 ad oggi non ha mai smesso di suonare nei PEGS, il suo gruppo street punk.
Quello che non sanno i tre protagonisti del film è che il rumore e la rabbia del punk faticano a coesistere con il silenzio della loro polverosa Grosseto. Una città, come tante della provincia italiana, che ha sempre con sé quella strana e disturbante tranquillità. Una città che trasmette ai giovani sempre la stessa sensazione, quella che non succederà mai niente. È questo che racconta il film, questo cortocircuito, questa collisione di mondi, tra i tre amici che cercano un posto per esprimere loro stessi, la loro musica, la loro rabbia e una città di provincia come Grosseto che li fa sentire sempre fuori luogo. È la provincia che prima o poi diventa troppo stretta per contenere i sogni dei più giovani.
Il film ricorda molto cinema indipendente italiano di qualche anno fa, dai primi film di Davide Ferrario a Texas di Paravidino fino al miglior Zanasi; poi ovviamente la provenienza toscana fa pensare a Ovosodo e anche alle recenti opere di Chiarini e Roan Johnson. Un cinema piccolo che diverte ma che ha all’interno delle riflessioni sulla società italiana. A questo proposito i tre protagonisti sono caratterizzati in maniera molto puntuale: Michele (un bravissimo Francesco Turbanti, anche sceneggiatore del film) è sposato e ha una bambina che cresce ascoltando punk, Edoardo (Emanuele Linfatti, molto bravo anche lui) invece vive con la madre e il nuovo compagno che gestisce una discoteca/balera che rappresenta certi piccoli imprenditori toscani fuori dalle righe, Iacopo (Matteo Creatini, il ragazzo di Short Skin) viene da una famiglia più ricca e suona anche il violoncello aspettando di fare carriera nella musica classica.
Dobbiamo dire che lo sguardo cinematografico di Falsetti non è memorabile, potremmo dire abbastanza ordinario. Visto l’argomento punk poteva esserci, e forse ci saremmo aspettati, qualche deviazione dallo standard e qualche “sgarruppamento” in più ma nel complesso Margini è un film da difendere sempre, che diverte molto e ci restituisce un ritratto malinconico ma allo stesso tempo fiero di una generazione poco raccontata dal cinema. Margini ci fa pensare sempre di più al cinema di provincia, sono luoghi che hanno un enorme coefficiente di immedesimazione, che possono essere raccontati in storie del passato come in questo film, ma anche nel presente o nel prossimo futuro. Sarà sempre uguale la provincia italiana, ferma, polverosa e non succederà mai niente.
da Venezia, Claudio Casazza