Va in Cile la Genziana d’oro del 70° Trento Film Festival, tornato in presenza nella sua collocazione primaverile dopo due anni di pandemia. La storica rassegna di cinema di montagna ha ritrovato il suo pubblico e i suoi appassionati con un’edizione che si è avvicinata, nella formula e anche nei numeri, a quelle passate, con circa 150 film proiettati, tanti ospiti, incontri e presentazioni.
La giuria, che comprendeva anche il regista Michelangelo Frammartino (Il dono, Le quattro volte e Il buco, premiato alla Mostra di Venezia 2021), ha assegnato il primo premio Città di Trento a Gaucho Americano di Nicolas Molina. Il documentario segue Joaquin e Victor, due gaucho della Patagonia, assunti come pastori di pecore in Idaho, tra grandi paesaggi, il mito dei cowboy e il tema dell’emigrazione.
La Genziana d’oro per il miglior film di alpinismo – premio del Cai è stata attribuita al cinese Dark Red Forest di Jin Huaqing, ambientato in un monastero su un altopiano innevato del Tibet dove vivono isolate 20.000 monache buddiste.
La Genziana d’oro per il miglior film di esplorazione o avventura – Premio “Città di Bolzano” è andata al francese La panthère des neiges di Marie Amiguet, un film che porta sull’altopiano tibetano alla ricerca del leggendario leopardo delle nevi che aveva già emozionato al Festival di Cannes un anno fa e sarà distribuito in autunno da Wanted Cinema.
La Genziana d’argento al film con il Miglior contributo tecnico-artistico va al francese Akeji, le souffle de la montagne di Corentin Leconte e Mélanie Schaan, protagonisti un anziano pittore e la moglie erborista, che vivono in un eremo in Giappone.
Genziana d’argento per il miglior cortometraggio per il basco Heltzear di Mikel Gurrea, lettera di una quindicenne che ama arrampicare alla madre lontana nel pieno del conflitto. Premio della Giuria a Lassù di Bartolomeo Pampaloni, che ha seguito il muratore siciliano Nino, che si è ritirato sul Monte Gallo, proprio Palermo, riadattando un faro abbandonato e trasformandolo in un tempio quasi sincretico, animato da una fede forse confusa ma viscerale.
Molto buone le scelte del pubblico, che con il suo voto ha espresso due riconoscimenti. Premio del pubblico Miglior lungometraggio all’americano Fire of Love di Sara Dosa (anche Premio Lizard – Viaggio e avventura), di fatto uno struggente e spettacolare melodramma con immagini d’archivio, riprese o scattate dai protagonisti, i vulcanologi francesi Katia e Maurice Krafft, o dai loro amici. I due scienziati si conobbero nel 1966, si sposarono, decisero di non avere figli e dedicare tutta la loro vita allo studio ravvicinato dei vulcani, cominciando con l’avventuroso viaggio di nozze in Islanda. Una vita piena, intensa, d’amore e ricerca, di fatto inseparabili, tanto da morire nel 1991 in Giappone, travolti dall’eruzione dell’Unzen a un passo l’uno dall’altra.
Il Premio del pubblico Miglior film di alpinismo è andato all’ancora più toccante The Last Mountain di Chris Terrill, che filmò l’alpinista britannica Alison Hargreaves, morta nel 1995 travolta da una tempesta mentre ridiscendeva il K2, e il figlio Tom Ballard, scomparso nel 2019 insieme a Daniele Nardi in un tentativo al Nanga Parbat in invernale. Il filo conduttore è la figlia e sorella Kate, che elabora i lutti, torna sui luoghi delle tragedie e omaggia madre e fratello e la loro grande passione per la montagna.
Numerosi i riconoscimenti non ufficiali assegnati da altri partner e giurie del Festival. Tra questi: Premio “Mario Bello” della Cineteca del Cai a S’Avanzada di Francesco Palomba; Premio Rai al miglior documentario d’attualità a La frequentazione dell’orso di Federico Betta, con segnalazione al danese Into the Ice di Lars Ostenfeld; Premio Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco a Leogra, eredità di un paesaggio di Andrea Colbacchini, vincitore anche del Premio Solidarietà Cassa Rurale di Trento; Premio studenti Università di Trento, Bolzano e Innsbruck all’olandese Naya – Der Wald hat tausend Augen di Sebastian Mulder; Premio Antropocene Muse al corto svizzero Liebe Grüsse Aus Dem Anthropozän di Lucas Ackermann; Premio Museo usi e costumi della Gente Trentina al sudcoreano Burning Flower di Ho-yeon Won; Premio CinemAMoRE a Inedita di Katia Bernardi, un ritratto di Susanna Tamaro; Premio per i Diritti Umani al georgiano Water Has No Borders di Maradia Tsaava; Premio Amelia de Eccher per Donne di Cinema e di Montagna all’iraniano Zari di Arman Gholipour Dashtaki; Premio Green Film al francese Animal di Cyril Dion; Premio T4Future allo statunitense The Teacher and the Mountain di Anthony Soto e Robert Castano.
da Trento, Nicola Falcinella