Uno dei titoli di spicco nelle prime giornate del Festival di Cannes è stato Cow di Andrea Arnold. Un documentario opera della regista britannica di Red Road, Fish Tank, Cime tempestose e American Honey collocato nella nuova sezione non competitiva Cannes Première con lavori di autori affermati. La Arnold non fa premesse e porta subito lo spettatore in medias res, dentro una grande stalla dove una mucca da latte di razza frisona olandese sta dando alla luce un vitello. È una femmina, dirà chi la assiste nel parto. Dopo che Luma ha attentamente leccato la neonata, le due sono presto separate: la madre è condotta o, meglio, indirizzata attraverso un percorso obbligato, in un recinto insieme ad altre vacche; la piccola è tenuta da sola e alimentata con latte. Non c’è commento, non ci sono indicazioni, le scelte di regia sono chiare: non c’è niente di descrittivo, non ci sono spiegazioni, è un asciutto documentario di osservazione ad altezza delle mucche. Le riprese sono piuttosto ravvicinate, c’è poco posto per gli umani, per lo più solo qualche voce. Al centro c’è la vita di Luma e, di conseguenza, il funzionamento della stalla. Il film segue a lungo le due in parallelo. Da una parte la madre con le altre mucche, condotta spesso alla mungitura e controllata periodicamente perché ha avuto problemi all’utero. Dall’altra la piccola, prima da sola, poi, dopo aver subito la bruciatura delle corna, posta nel recinto con altre vitelline e poi con queste caricata su un camion e condotta in un’altra stalla, dove tutte saranno anche lasciate libere al pascolo. Superato lo choc della separazione e superati i problemi all’apparato riproduttivo, Luma è portata al toro per l’inseminazione: la nuova monta è montata sui fuochi d’artificio di una festa paesana ed è l’unico scarto rispetto all’ordinaria vita della stalla. Si osserva la gravidanza della protagonista, la sesta osserveranno gli allevatori, finché nasce un’altra vitella, che seguirà la strada della sorella maggiore. Ormai la madre è una mucca anziana, ha i suoi guai, non ha più prospettive come fattrice, il ciclo produttivo è finito e il futuro di Luma è segnato.
Andrea Arnold, senza aggiungere musica a quella proveniente dalla radio nella grande sala della mungitura, mostra il ciclo della vita di una mucca da latte in un allevamento moderno, il cui compito sta nel riprodursi e produrre latte. Cow è un’ora e mezza di immersione che fa sicuramente la gioia di chi ama le mucche e potrebbe proseguire a oltranza. Un film che non vuole fare scalpore e lascia trarre le conclusioni, sempre che ce ne siano, allo spettatore. Non c’è coinvolgimento emotivo, se non per poco, anche i distacchi non sono drammatizzati, seppure siano dolorosi. Solo i muggiti (e le corse dei vitelli nel pascolo) escono liberi, interrompono la routine e sembrano mettere dubbi sui destini ineluttabili di questi animali, fatti di cicli che si susseguono.
Nicola Falcinella