Un anno fa il Festival di Berlino fu l’ultimo a concludersi regolarmente, pur in mezzo a preoccupazioni crescenti, prima dello scoppio della pandemia. Per molti mesi è stato l’unico a svolgersi in presenza, poi la breve tregua per la Mostra di Venezia e le nuove chiusure, con decine di rassegne spostate online. Ora la Berlinale si ripresenta con un’insolita 71° edizione, divisa in due parti, una in streaming dall’1 a 5 marzo riservata agli addetti ai lavori e comprendente l’importante European Film Market, e una prevista a giugno rivolta al pubblico e con la presenza degli ospiti.
Così il Festival conferma la sua struttura – Competizione, Encounters, Panorama, Forum, Generation – ma riduce il numero di film proposti. Con pochi nomi di primo piano, un’edizione tutta da scoprire, con più incognite che certezze, con la speranza che gli organizzatori possano allestire qualcosa di significati all’inizio di un’estate che si annuncia affollata di manifestazioni, coronavirus permettendo.
A giudicare le 12 pellicole in gara sarà una giuria composta da soli registi già vincitori dell’Orsobinance d’oro: Mohammad Rasoulof (premiato nel 2020), Nadav Lapid, Adina Pintilie, Ildikó Enyedi, Gianfranco Rosi e Jasmila Žbanić. Novità dell’anno è la discutibile abolizione dei premi per la migliore attrice e il miglior attore, sostituiti da quelli per il miglior interprete protagonista e miglior non protagonista.
Ci sarà poca Italia, solo tre opere. In Berlinale Special Per Lucio di Pietro Marcello, ritratto di Lucio Dalla con materiali di repertorio pubblici e privati. In Panorama, reduce dalla partecipazione al prestigioso Sundance Festival, c’è Der menschliche Faktor – Human Factors coproduzione italo-tedesca firmata dal bolzanino Ronny Trocker (noto per Gli eremiti del 2016) con Mark Waschke e Sabine Timoteo. Storia di Jan e Nina, marito e moglie e anche soci di un’agenzia di comunicazione, che vanno in crisi quando il primo accetta un incarico per una campagna politica senza consultarsi con la moglie.
Nella sezione Forum c’è La veduta luminosa di Fabrizio Ferraro (Gli indesiderati d’Europa, Checkpoint Berlin), il racconto del viaggio di una strana coppia verso la Foresta Nera, alla ricerca dei luoghi del poeta Friedrich Hӧlderlin.
Tra i 12 film in concorso spiccano il coreano Inteurodeoksyeon – Introduction di Hong Sangsoo, Babardeală cu bucluc sau porno balamuc – Bad Luck Banging or Loony Porn del romeno Radu Jude e Petite Maman di Céline Sciamma (Tomboy e Ritratto della giovane in fiamme) con Joséphine Sanz, Gabrielle Sanz e Nina Meurisse, che possono essere considerati i favoriti. Ci sono poi il debutto registico di Daniel Brühl in Nebenan – Next Door, di cui è anche protagonista con Peter Kurth e Vicky Krieps, Albatros – Drift Away del francese Xavier Beauvois (che ricordiamo per Uomini di Dio) con Jérémie Renier, il giapponese Guzen to sozo – Wheel of Fortune and Fantasy di Ryusuke Hamaguchi (già premiato a Locarno). Due i documentari: le tre ore e mezza dentro una classe scolastica di Herr Bachmann und seine Klasse – Mr Bachmann and His Class di Maria Speth e il messicano Una película de policías – A Cop Movie di Alonso Ruizpalacios (apprezzato per Gueros e Museo – Folle rapina a Città del Messico). Completano la selezione: il tedesco Fabian oder Der Gang vor die Hunde – Fabian – Going to the Dogs di Dominik Graf, l’iraniano Ghasideyeh gave sefid – Ballad of a White Cow di Behtash Sanaeeha e Maryam Moghaddam, Ich bin dein Mensch – I’m Your Man di Maria Schrader, il libanese Memory Box di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, il georgiano Ras vkhedavt, rodesac cas vukurebt? – What Do We See When We Look at the Sky? di Alexandre Koberidze e due ungheresi, Rengeteg – mindenhol látlak – Forest – I See You Everywhere di Bence Fliegauf e Természetes fény – Natural Light del debuttante Dénes Nagy.
Encounters è invece la seconda sezione competitiva, introdotta lo scorso anno e dedicata a opere meno codificate di quelle del concorso, che allinea 12 opere, di cui sette di esordienti. Da tenere d’occhio soprattutto Hygiène sociale – Social Hygiene del canadese Denis Côté, The Beta Test di Jim Cummings e PJ McCabe, lo svizzero Azor di Andreas Fontana con Fabrizio Rongione e il greco Moon, 66 Questions di Jacqueline Lentzou.
La storica sezione parallela Panorama è la più ricca con 19 film. Tra gli autori noti ci sono Damien Odoul con Théo et les métamorphoses – Theo and the Metamorphosis, storia di un giovane con la sindrome di Down che vive nella foresta con il padre, e i documentari del brasiliano Luiz Bolognesi con A Última Floresta – The Last Forest, tra le comunità indigene dell’Amazzonia, e della libanese Eliane Raheb con Miguel’s War, che segue il gay Miguel che torna in Libano dopo 37 anni e si confronta con i fantasmi del passato.
Scoprire nuovi autori e nuove forme è uno dei compiti del Forum degli indipendenti, che ha selezionato 17 film compresi diverse opere prime e documentari. Si segnala The First 54 Years – An Abbreviated Manual for Military Occupation del documentarista israeliano Avi Mograbi, che non fa sconti al suo Paese.
In gara per l’Orso d’oro per il cortometraggio sono in gara 20 film brevi, mentre il programma si completa con Berlinale Series e Berlinale Special. Quest’ultima sezione comprende 11 titoli, forse quelli con il maggior richiamo sul grande pubblico: da segnalare l’anglo-canadese Best Sellers di Lina Roessler con Michael Caine, il tedesco Je suis Karl di Christian Schwochow, Language Lessons di e con Natalie Morales, l’inglese The Mauritanian di Kevin Macdonald con Jodie Foster, Tahar Rahim, Shailene Woodley e Benedict Cumberbatch, infine il documentario Tina di Dan Lindsay e T. J. Martin con Tina Turner, Angela Bassett e Oprah Winfrey.
Infine la retrospettiva No Angels – Mae West, Rosalind Russell & Carole Lombard che andrà a immergersi nel cinema classico grazie a 27 film delle tre grandi dive girati tra il 1932 e il 1943.
Nicola Falcinella