Le agenzie ci hanno svegliato con la notizia della morte del grande compositore all’età di 91 anni. Era ricoverato a Roma per la rottura di un femore causata da una caduta. Ma questa, le informazioni sulle esequie, gli approfondimenti sulla carriera e i successi cinematografici e discografici, già riempiono i palinsesti radiofonici e televisivi, le pagine dei giornali online e, da domani, quelli cartacei, e ci permetteranno di ripercorrere un’attività iniziata già sul finire degli anni ’40 e che viene consacrata dal cinema western italiano e dalla collaborazione con Sergio Leone dalla seconda metà degli anni 60 per poi decollare fino ai massimi riconoscimenti, non solo l’Oscar alla carriera nel 2007 e quello assegnato nove anni dopo per la colonna sonora di The Hateful Eight (tardivi, se pensiamo a partiture capolavoro come quella scritta per Mission), ma anche Golden Globes, European Film Awards, David di Donatello, Nastri d’argento, il Leone d’Oro alla carriera, Grammy Awards e un Polar Music Prize.
Proprio perché i media porteranno vita e musica del maestro nelle nostre giornate estive e probabilmente faranno riaffiorare in ognuno di noi ricordi cinematografici personali, lo salutiamo rileggendo il resoconto di una delle ultime uscite pubbliche prima dell’emergenza sanitaria al Teatro Arena del Sole di Bologna, quando Ennio Morricone chiacchierò amabilmente con Giuseppe Tornatore, in occasione della presentazione del libro Ennio, un maestro, curato proprio dal regista siciliano.
Ma lo ricordiamo soprattutto attraverso la sua musica, esempio di dialogo appassionante tra classical e popoular, pescando qua e là nella disco/filmografia che ha arricchito il nostro immaginario.