Victor (Daniel Auteuil) è un sessantenne illustratore e fumettista che odia la tecnologia digitale ed è (anche per questo) ormai da tempo fuori mercato. Anche la relazione con la moglie Marianne (Fanny Ardant) attraversa un momento di stanca. Un eccentrico imprenditore (Guillaume Canet), che ha fatto fortuna ricreando il passato attraverso scenografie cinematografiche, comparse e trucchi di scena, gli propone di rivivere il giorno più bello della sua vita. Victor non ha dubbi e sceglie di tornare al 16 maggio del 1974: il giorno in cui in un café di Lione ha incontrato la donna della sua vita, ovvero Marianne.
Dialoghi serrati ed esilaranti, magnifiche ricostruzioni d’epoca, una splendida colonna sonora e attori in stato di grazia, fanno di La belle époque molto più che una commedia di intrattenimento. È invece una riflessione intelligente sul passaggio del tempo (anzi sul tempo come ossessione), sulla fatica di tenere vive le relazioni, sul rapporto tra realtà e finzione, e dunque sul cinema come rappresentazione di mondi. Ma c’è un altro filo conduttore: il desiderio come motore della vita, che per Victor si riattiva in un percorso nostalgico a ritroso, per rivivere il sapore di una giornata che, 45 anni prima, ha cambiato la sua esistenza. Un desiderio antico, dunque, per ritrovare ciò che desidera di più oggi, ricucendo ferite e riportando la luce laddove la vita si era inabissata.
Parallelamente corre poi il desiderio del regista/demiurgo Antoine, un burattinaio che tira le fila delle vite “ricostruite” degli altri, che nella finzione trova un mondo apparentemente sicuro, ma che non gli permette di vivere l’autenticità di una relazione amorosa con la sua attrice, che non chiede altro che essere amata per quel che è.
Nell’era del digitale e della virtualità spinta, il regista Nicolas Bedos, con la raffinatezza che lo distingue, lavora per scatole cinesi sin dall’incipit, dove una finzione ne contiene un’altra, e tutto è contenuto nel film. Livelli che si sovrappongono e confondono e in cui Victor, dapprima confuso, si districa come in un piacevole gioco di ruolo. Le epoche passate sono set perfetti e rispondono al desiderio ricorrente (nello spettatore cinematografico) di vivere in un film, con la variante che il film per il nostalgico Victor è un passato dolce. La tecnologia odiata si mescola all’analogico per rendere possibile l’impossibile, Antoine sguazza nel suo cineland fino a seppellire il mondo fuori dai set.
Il regista cuce dialoghi e situazioni con un filo di psicanalisi dichiaratamente spicciola: Marianne si affida a Freud, i set di Antoine sembrano proiezioni mentali per fuggire dalle responsabilità, i ritorni al passato sono elaborazioni di abbandoni trasformati in commedia degna di un Woody Allen.
Vera Mandusich
La belle époque
Sceneggiatura e regia: Nicolas Bedos. Fotografia: Nicolas Bolduc. Musiche: Anne-Sophie Versnaeyen. Interpreti: Daniel Auteuil, Guillaume Canet, Doria Tillier, Fanny Ardant, Pierre Arditi, Denis Podalydès, Michaël Cohen, Jeanne Arènes. Origine: Francia, 2019. Durata: 110′.