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Stan Lee ha cambiato galassia

Per chi fu bambino in Italia negli anni 70 i supereroi Marvel sono stati la connessione con l’America, soprattutto con New York, un po’ come il cinema western aveva rappresentato le terre sconfinate dell’Ovest per chi bambino lo era stato venti o

sltrent’anni prima. Superman, Batman, Flash e tutti i characters DC Comics abitavano una terra parallela, una geografia inventata che ricalcava sì le metropoli statunitensi, ma che dichiarava apertamente l’appartenenza a un mondo fantastico e fuori misura. Stan Lee ebbe la grande intuizione di calare i suoi eroi in mezzo a noi, vestendoli comunque con calzamaglie attillate, ma caratterizzandoli con tratti umani, afflitti dagli stessi problemi esistenziali di uno studente o un operaio. Nel 1961 furono i Fantastici 4, l’anno dopo Spider-Man, poi a ruota Hulk, Thor, Iron Man, gli X-Men, primi di una serie di personaggi che hanno fatto la storia del fumetto mondiale.
Nato nel ’22, Stan Lee aveva incrociato i destini con Martin Goodman, già proprietario della storica casa editrice Timley, che aveva dato i natali a Capitan America, eroe in lotta con il Terzo Reich, disegnato da Jack Kirby. E proprio con Kirby, disegnatore dal tratto innovativo e dinamico, Lee partorisce il quartetto di eroi più famoso al mondo mettendo insieme un cervellone dal corpo allungabile, una ragazza invisibile, suo fratello capace di volare come torcia umana, un burbero sfortunato omaccione che i raggi cosmici avevano trasformato in una Cosa mostruosa con sassi al posto dei muscoli. Quattro paladini della giustizia a difesa del mondo, ma con problemi di relazione, di tenuta psicologica, di accettazione della responsabilità. Elementi che esploderanno nella doppia vita di Peter Parker, ovvero l’Uomo Ragno, trasformato invece dalla puntura di un ragno radioattivo. Insomma, l’origine è sempre a cavallo tra scienza e fantascienza, ammiccando con le paure da Guerra Fredda dei comuni mortali lettori della science fiction classica. Lee aveva capito tutto, inaugurando una serie di personaggi con super-poteri e super-problemi, storie avvincenti a episodi, interlacciati tra di loro e con occasionali fantastici_quattro_jack_kirbycross-over tra le serie. Un successo clamoroso anche grazie alle matite di magnifici disegnatori: il citato Kirby, Steve Ditko, Bill Everett, poi i Buscemi, i Romita. Una schiera di autori che entrano nella Casa delle Idee, la Marvel Comics, che in Italia arriva grazie alla Corno Editore e in Tv con il carrozzone colorato di SuperGulp!
Tra gli anni 80 e 90 le grandi saghe, scrittori e disegnatori del calibro di Chris Claremont, che Lee volle sugli X-Men, poi Frank Miller, Bill Sienkiewicz, che porta il fumetto al rango della pittura, l’adrenalinico Todd McFarlane. Lee trasforma la Marvel in un impero, penetrando mercati prima impensabili, fino a coronare il sogno delle trasposizioni cinematografiche (la DC con Superman si era portata ampiamente avanti) non appena la tecnologia renderà possibile riportare fedelmente il mondo dei fumetti su grande schermo, senza ridicolaggini (come già era stato per gli Spiderman e Batman televisivi). Il resto è storia recente: le grandi star di Hollywood, il passaggio alla Disney, la Marvel Comics che diventa Marvel Entertainment. Stan Lee, il sorridente, eminenza grigia che flirta con il pubblico negli immancabili camei, fino all’apparizione nel post-finale di Big Hero 6. Lee, personaggio tra più influenti degli ultimi cinquant’anni, si trasforma in eroe anch’esso e per questo, a quasi 96 anni, pare strano se ne sia andato. E forse in effetti potrebbe ritornare vivo e vegeto nel prossimo film Marvel, rinato come certi eroi, giusto per continuare a lavorare sull’immaginario collettivo.
Addio, per adesso, vecchio Stan.

Alessandro Leone

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