Valeria Golino aveva esordito tre anni fa con il sorprendente Miele, ora è tornata dietro la macchina da presa per Euforia, film presentato quest’anno alla Quinzaine a Cannes. C’è da domandarsi subito il senso di questa operazione, anche perché il film precedente era interessante e sorprendente, questo lavoro invece lascia molta perplessità dopo la visione, per la banalità della storia e per la prevedibilità della costruzione.
L’attrice-regista spiega che ha scelto il titolo pensando a quella sensazione che coglie i subacquei quando si trovano a grandi profondità: si sentono pienamente liberi e felici. In realtà, è un campanello di allarme: indica il momento in cui devono risalire immediatamente, prima che sia troppo tardi e rimangano persi per sempre nelle profondità del mare. Il film in sostanza cerca di seguire i due protagonisti e capire fino a che punto riescono a ignorare questo segnale: la trama segue Matteo (Riccardo Scamarcio), un giovane imprenditore di successo, spregiudicato e belloccio, ricco e drogato, gay e ovviamente fragile. È una persona che osserva il mondo dall’alto del suo attico e dalla sicurezza del suo narcisismo. Suo fratello Ettore (Valerio Mastandrea) è una decina d’anni più anziano e vive ancora nella piccola città natale dove insegna geografia alle scuole medie. È un uomo che per paura di sbagliare si è sempre tenuto un passo indietro e ha nascosto i suoi fallimenti personali dietro una maschera di sarcasmo. Praticamente il ruolo che Mastandrea fa nel 99% dei film che interpreta.
Sono due fratelli all’apparenza lontanissimi, che la vita costringerà a riavvicinarsi: Matteo scopre subito che il fratello ha un tumore e decide di prendersene cura, lo fa venire a Roma e gestisce tutto il rapporto coi medici. Decide soprattutto di tenerlo all’oscuro della gravità della malattia. Ettore, dal canto suo, crede al fratello e si abbandona completamente a lui non volendo vedere la malattia. Gran parte del dramma si concentra sulla loro relazione, a tratti tenera, a tratti ruvida, sicuramente sincera. La Golino sceglie di non mostrare il tragico ma sceglie la commedia ed è una scelta interessante. Sta vicino ai suoi personaggi e racconta il loro quotidiano con piccoli frammenti di vita, sia positivi che negativi. La malattia di Ettore diventa per i due fratelli un’occasione per conoscersi e scoprirsi, vivono insieme e condividono esperienze e sensazioni come non avevano mai fatto. E, come dice il titolo, arrivano a provare ogni tanto un’euforia apparentemente fuori luogo.
Euforia però non riesce a trasmetterci questa euforia e neanche molte altre emozioni, la regia della Golino ha chiaramente un sincero rispetto per i suoi personaggi ma emotivamente il film non è mai troppo lontano dalla superficie. Narrativamente il film va nella direzione che ci si aspetta, mai un vero guizzo né registico né nelle interpretazioni. Il film è anche appesantito da citazioni de La Dolce Vita che sconcertano un po’. In sostanza Euforia è un film innocuo, non brutto ma neanche trascinante, uno di quei film che si lasciano vedere con un mezzo sorriso mai davvero convinto.
Claudio Casazza
Euforia
Regia: Valeria Golino. Sceneggiatura: Francesca Marciano, Valeria Golino, Valia Santella, Walter Siti. Fotografia: Gergely Poharnok. Montaggio: Giogiò Franchini. Musiche: Nicola Tescari. Interpreti: Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Valentina Cervi, Jasmine Trinca, Andrea Germani, Marzia Ubaldi. Origine: Italia, 2018. Durata: 115′.