Le redoutable, ultimo film del premio Oscar Michel Hazanavicius presentato in concorso al Festival di Cannes 2017, è un film irriverente, spiazzante, estremamente rischioso. La pellicola, con apparente sicurezza e disinvoltura, osa infatti trattare un anno di vita (a cavallo tra il 1967 e il 1968, prestando però una particolare attenzione agli eventi occorsi a Parigi nel maggio del ’68) di una delle figure più importanti e significative della storia del cinema, nientemeno che sua maestà Jean-Luc Godard (Louis Garrel nel film), uno dei padri della Nouvelle vague. E lo fa trattandolo in maniera ironica, dissacrante, profanatoria e raccontando la sua storia d’amore con l’allora giovanissima attrice e protagonista de La Chinoise, la ventenne Anne Wiazemsky (interpretata da Stacy Martin). Tratto dal libro Un an après del 2015 (e in parte anche da Une année studieuse del 2012) della stessa Wiazemsky, l’opera registra, sullo sfondo delle proteste studentesche del maggio ’68 e della brutta accoglienza critica riservata a La Chinoise, una fase di crisi del “maestro” che lo porterà a rinnegare i suoi film precedenti (capolavori quali À bout de souffle, Le Mépris e Pierrot le fou, solo per citarne alcuni), fino alla fondazione del Gruppo Dziga Vertov. Dopo The Search (2014), Hazanavicius riparte dai presupposti che avevano portato al successo di The Artist (2011): la sua capacità di fare del cinema attraverso la storia del cinema stesso e, soprattutto, attraverso il suo linguaggio. C’è già chi odia e in futuro ci sarà ancora chi odierà questo film, per il modo in cui demolisce letteralmente la figura di Godard, rappresentato come un mero narcisista e attaccabrighe, pronto a mettere la politica non solo davanti al cinema, ma anche alla moglie Anne. Il racconto procede infatti a partire dal punto di vista del personaggio femminile, offrendoci la descrizione a tratti tragicomica di un uomo innamorato soltanto di se stesso e incapace di relazionarsi con chi gli sta vicino. Ma per quanto possa essere parodiato questo anomalo Godard, esso ci appare allo stesso tempo inscindibile dalle strutture linguistiche che hanno caratterizzato il suo cinema e che hanno segnato un’epoca. Come se non fosse possibile pensare a una biografia di Godard se non a partire dagli stilemi che gli sono propri. E come se non si potessero rappresentare gli eventi del maggio del 68′ e quello che significarono per il regista se non attraverso quegli stessi stilemi e quelle stesse strutture linguistico-cinematografiche così profondamente intrecciate e legate al presente storico e simbolico di allora.
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Con perizia filologica Hazanavicius ridà vita a una semantica del cinema che un tempo appariva provocatoria e rivoluzionaria e che oggi potrebbe assumere il valore di una nostalgica rievocazione o di un vuoto virtuosismo citazionistico. Ma non c’è traccia di manierismi in Le redoutable, un film in cui la pesantezza del lavoro filologico si stempera nella leggerezza e nel sorriso di una narrazione capace di raccontare il dramma sotteso a una storia d’amore.
Michele Conchedda
Le redoutable
Regia: Michel Hazanavicius. Sceneggiatura: Anne Wiazemsky, Michel Hazanavicius. Fotografia: Guillaume Schiffman. Montaggio: Anne-Sophie Bion. Interpreti: Stacy Martin, Bérénice Bejo, Louis Garrel, Grégory Gadebois, Micha Lescot, Louise Legendre, Jean-Pierre Mocky, Tanya Lopert, Lola Ingrid Le Roch, Eric Marcel. Origine: Francia, 2017. Durata: 102′.