Avete presente quelle storie che fanno infuriare, che arrivano dalle ultime pagine della cronaca più squallida per rovinarti la giornata e farti vergognare di essere parte del genere umano, perchè ti rendi conto che l’avidità è motore delle società e della Storia (non solo recente)? Ecco, Glory racconta una di queste vicende e te lo dichiara sin dalla log-line che accompagna il titolo: “non c’è tempo per gli onesti“.
Tsanko Petrov (Stefan Denolyubov), protagonista di questa amara storia bulgara, è un operaio addetto alla manutenzione dei binari della ferrovia di Stato. Trova un’ingente somma di denaro lungo una tratta ferrata, ma, nonostante viva da indigente, decide di consegnare il denaro alle autorità. Il Ministero dei Trasporti, sotto inchiesta per corruzione, lo elegge a eroe nazionale, ricompensandolo con un moderno orologio a sostituzione di quello che Tsanko porta al polso. Peccato che questo nuovo oggetto non funzioni e che l’orologio vecchio, preciso nello scandire le giornate dell’uomo, sia un regalo del defunto padre. Da questo scambio forzato comincia l’odissea di Tsanko, perché Julia, la PR del Ministero, responsabile anche della strumentalizzazione a fini politici della vicenda, smarrisce l’orologio paterno, innescando una reazione a catena del povero operaio, costretto a dimenarsi tra burocrazia, furbetti funzionari e giornalisti agguerriti, per recuperare ciò che gli appartiene.
Al Biografilm Festival di Bologna Petar Valchanov (che divide la regia del film con Kristina Grozeva) ha dichiarato che la società bulgara contemporanea, dopo la caduta del blocco sovietico e sulla falsa riga di altri paesi dell’Est Europa, è cresciuta senza tener conto dei bisogni delle fasce più deboli, alimentando anzi un sistema crudele e cinico che ha acuito le differenze sociali. I registi, che avevano esordito con il tosto The Lesson – Scuola di vita, nel solco dei Dardenne, di Loach e del rumeno Mungiu, pedinano il loro fragile eroe, lo seguono fino all’inferno, rischiando grosso con passaggi di registro, dal dramma sociale alla commedia, fino a sprazzi di comicità grottesca che non sempre centrano l’obiettivo. Soprattutto quando gli eventi spingono il protagonista in quella che eufemisticamente si configura come una trappola, così si ride e ci si pente subito di aver riso, perché l’umiliazione del goffo, balbuziente e ignorante Tsanko è pura tragedia.
La denuncia arriva forte e chiara, lascia tanta amarezza, riflette la difficoltà di una democrazia che con difficoltà accoglie le istanze di chi dalla trasformazione politica non ha ottenuto che promesse elettorali. E non si tratta nemmeno più di identificare ideologicamente una destra conservatrice e criminale e una sinistra progressista e attenta al sociale: la Bulgaria descritta da Grozeva e Valchanov è dominata dagli egoismi e dalle ambizioni personali che non hanno colore. Julia (una bravissima Margita Gosheva, di cui sentiremo parlare in futuro) ha lo sguardo sprezzante di chi non riconosce che se stessa. Significativo che, in cerca di un figlio attraverso l’inseminazione assistita, non molli mai il cellulare, nemmeno con il marito e di fronte al medico che espone gli essenziali passaggi del delicato processo. La coppia e la famiglia cadono, ultimo baluardo di società patriarcali, o resistono ma solo come costume ipocrita e dimora strumentale. E allora il tempo divorato da Julia, in cerca di affermazione personale, diventa il controcanto del tempo di Tsanko, legato alle albe, ai tramonti, ai percorsi lenti sulle rotaie, al suo orologio modello “Glory”, che ancora lo vincola al passato e ad un paese che non esiste più, o sta scomparendo. A guidarlo ora ci sono mediocri funzionari con manie di grandezza, gentaglia senza qualità che non teme di mettersi alla guida a tutta velocità di un veicolo di cui non conosce bene il funzionamento. Pace e amen se lungo la strada qualcuno ci lascerà le penne.
Alessandro Leone
Glory – Non c’è tempo per gli onesti
Regia e sceneggiatura: Kristina Grozeva, Petar Valchanov. Fotografia: Krum Rodriguez. Interpreti: Stefan Denolyubov, Margita Gosheva, Ana Bratoeva, Stanislav Ganchev. Origine: Bulgaria/Grecia, 2016. Durata: 101′.