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Le donne e il desiderio negli Stati Uniti d’Amore

donnePolonia, 1990. Il muro di Berlino è appena stato abbattuto. Tira aria nuova per chi ha vissuto fino a quel momento nei paesi sotto l’influenza sovietica, la prospettiva di aperture a una nuova economia e alla circolazione di merci fino a quel momento inafferrabili alimenta la speranza per un futuro migliore. Tomasz Wasilewski racconta questa svolta epocale, attraverso la storia di quattro donne, lasciando però sullo sfondo l’euforia di quei mesi post caduta, per concentrarsi sul clima ancora austero che dominava i paesi del blocco sovietico.
Agata, madre e moglie frustrata, cerca nell’amore per un sacerdote una via di fuga; Iza, preside di una scuola, è amante di un medico e, dopo la morte della moglie di lui, spera di desiderioportare la loro relazione fuori dalla clandestinità; la sorella più giovane di Iza, Marzena, ex reginetta di bellezza, è insieme ad un uomo che lavora in Germania Ovest e che non vede da tre anni, sogna ancora di affermarsi come modella; la sua dirimpettaia, un’insegnante pensionata prematuramente, è attratta dalla ragazza.
Il regista circoscrive queste storie in un luogo non meglio precisato, emblematico di un paese intero. Le donne abitano in un quartiere caratterizzato da edifici austeri, dove le abitazioni sono unità essenziali, appartamenti senza fronzoli, in cui si consuma un’idea di collettività apparente. Le vicende di queste donne si intersecano donne2parzialmente, hanno coincidenze nel disperato desiderio di colore in una vita imbruttita dagli schematismi socialisti. Il sesso non è una terra da conquistare per trasgredire l’ordine, ma semmai la via per vincere solitudine e marginalizzazione.
Wasilewski mette tre delle quattro protagoniste attorno a un tavolo nella prima sequenza del film. Agata è in compagnia del consorte a cui non dedica nemmeno un mezzo sorriso, Marzena mostra dei jeans nuovi e sogna di riabbracciare l’uomo che ama, sua sorella arriva in ritardo ma non porta gioia, forse ha incontrato il suo sfuggente dottore. Sul tavolo arriva della Fanta, sembra niente, ma è un pezzetto di occidente nell’est liberato. Tutti, uomini e donne mangiano e fumano, ma sono gli uomini ad apparire più allegri. Il piano sequenza si chiude, il film si apre: una stanza piccola, claustrofobica, in cui Agata mette a letto il marito ubriaco. C’è già tutto il film, ci sono le contraddizioni e la futura disillusione. Le vicende delle donne sono raccontate in successione, ma avvengono contemporaneamente, lo si capisce da alcuni snodi narrativi. Alcuni momenti sono rivisti da punti di vista diversi e la sensazione è di una ripetizione che enfatizza lo squallore anziché attenuarlo. Tanto contribuisce il viraggio del colore (tinte fredde e innaturali) a rendere i corpi cerulei, anche se a volte l’espediente diventa troppo scoperto.
I copri delle donne – soprattutto nell’ultimo episodio che vede Renata, l’insegnante sola e sovrappeso, sedurre (o tentare) Marzena – cercano slanci erotici, vitalità nelle passioni, un proprio statuto esistenziale. La felicità appare però più un’idea che una verità vissuta. Agata scarica le proprie pulsioni sul marito, desiderando il giovane prete; Renata sogna la bella Marzena, spiandola e infiltrandosi gradualmente nella sua vita, senza dichiararsi; Iza arriva a stolkerare il dottore e la figlia, fino a causarne la morte.


Nel film non c’è ottimismo, ma una sensazione deprimente di diffuso scoramento, proprio nel momento in cui tutto dovrebbe cambiare e invece sembra immobilizzato un presente senza prospettive. Il congegno narrativo forse è troppo programmatico, trasformando Le donne e il desiderio in un film a tesi, ancor di più se pensiamo che il titolo originale è Stati Uniti d’amore, alludendo forse agli stati divisi dai due blocchi fino al 1989, ora uniti in una possibile emancipazione.

Vera Mandusich

Le donne e il desiderio

Sceneggiatura e regia: Tomasz Wasilewski. Fotografia: Oleg Mutu. Montaggio: Beata Walentowska. Interpreti: Julia Kijowska, Magdalena Cielecka, Dorota Kolak, Marta Nieradkiewicz, Andrzej Chyra, Lukasz Simlat, Tomek Tyndyk. Origine: Polonia/Svezia, 2016. Durata: 104′.

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