RecensioniSlider

Moonlight

moonC’è il testo teatrale In Moonlight Black Boys Look Blue di Tarell Alvin McCraney a ispirare Moonlight. Vincitore del Golden Globe come miglior film drammatico e Oscar 2017 come Miglior film, Moonlight racconta tre momenti diversi della vita di Chiron, afroamericano che vive con una madre tossica in una delle periferie di Miami a maggioranza nera. Il primo capitolo, Piccolo, segna l’incontro tra Chiron, chiamato appunto “piccolo”, e Juan, spacciatore dal cuore d’oro che diventa il suo mentore; il secondo, Chiron, ritrova il protagonista adolescente in crisi di identità: attratto da Kevin, con cui condividerà la sua prima esperienza sessuale, vessato da altri coetanei, infastiditi dalla sua mancanza di virilità, Chiron finisce in carcere per aver aggredito uno dei suoi molestatori; infine, il terzo capitolo, Black, definisce la maschera dietro cui Chiron – soprannominato Black – ha nascosto la sua fragilità: affisicato dopo l’esperienza del carcere, paradenti in oro, auto sportiva, per vivere Chiron spaccia droga nel suo quartiere, fino a quando la telefonata di Kevin non farà riemergere una sopita voglia d’amore.moonlight2
Barry Jenkins, regista e autore della sceneggiatura, va sul sicuro con la classica tripartizione del racconto e il fuoco su tre momenti cruciali della vita di Chiron. Scopertamente romanzo di formazione, il film ha il merito di affrontare il tema della definizione dell’identità di genere (non certo nuovo nel cinema), in un contesto machista in cui la sopravvivenza dipende anche dalla virilità agita. Se si eccettuano poche comparse bianche di sfondo (in una mensa scolastica nel secondo capitolo), ovunque inquadri la macchina da presa ci sono neri e sono quasi tutti bordeline. La periferia in cui Chiron cresce bambino, già marginalizzato perché definito “frocio”, è una giungla in cui chi non spaccia consuma ogni tipo di droga, compresa sua madre (un’efficace Naomie Harris). L’approdo in casa di Juan (Mahershala Ali, oscar come miglior attore non protagonista) e della compagna Teresa (Janelle Monáe, al cinema in questi giorni in Il diritto di contare) lo compensa dell’assenza delle figure genitoriali. Muto per scelta, Chiron rompe il silenzio solo quando sente la lealtà di persone che potrebbero proteggerlo. Juan, detto Blue – con chiaro riferimento al cielo illuminato dalla luna – gli insegna a nuotare, che equivale a un simbolico stare a galla, ma anche a cercare risposte dentro di sé, una fra tutte: “sono gay?”.
Se rischia lo stereotipo la figura di Juan, tutta la prima parte è caratterizzata comunque da un processo educativo che non nega la fallibilità dell’adulto “buono”. “Tu spacci?” – chiede Chiron al suo mentore; “Sì” – risponde Juan, sapendo così di non essere ai suoi occhi migliore della madre che invece quella droga la consuma. E infatti, dopo il secondo episodio in cui esplodono sesso e violenza, la parte conclusiva inscena una metamorfosi (sopra definita anche mascheramento), in cui Chiron indossa i panni di Juan, con la variante significativa di un Blue che diventa Black, a sottolineare il lugubre tradimento della sua natura mite e omosessuale. 


Jenkins cerca una bellezza formale quasi commovente, ma che al tempo stesso inscena, almeno a tratti, un altro tradimento: l’artificiosa messa in scena di un contesto che avrebbe meritato una fotografia più realistica, un’asciuttezza nelle scelte linguistiche, nelle sovraimpressioni musicali, perché l’emozione, nei testi migliori, passa spesso dal dettaglio di un dialogo, da un suono isolato, dall’assenza di un primo piano più che dall’incidenza della macchina da presa su uno sguardo. Con questo non vogliamo dire che Moonlight sia un film brutto o senza anima, anzi, ma appare in certi momenti come un compromesso necessario a portare un racconto di “negri” alla notte dell’Oscar, che mai come quest’anno – una provocazione a Trump? – vedeva in lizza film con protagonisti afroamericani. E infatti le statuette sono arrivate puntuali.

Vera Mandusich

Moonlight

Sceneggiatura e regia: Barry Jenkins. Fotografia: James Laxton. Montaggio: Joi McMillon, Nat Sanders. Musiche: Nicholas Britell. Interpreti: Mahershala Ali, Naomie Harris, Janelle Monáe, Trevante Rhodes, Ashton Sanders. Origine: Usa, 2016. Durata: 111′.

Topics
Vedi altro

Articoli correlati

Back to top button
Close