Florence Foster Jenkins: un nome che, fino a un paio di anni fa, difficilmente avremmo saputo a quale volto attribuire o quale storia celasse. E invece, alle soglie del 2017, Florence Foster Jenkins è diventata, per quanto a più di settant’anni dalla sua morte, una vera e propria star. E non solo grazie a Xavier Giannoli, che a lei liberamente si è ispirato, un anno fa, per il suo Marguerite, ma soprattutto grazie a Sthepen Frears e al suo delizioso Florence. Luogo e personaggi sono quelli veri: siamo a New York, negli anni quaranta e c’è una ricchissima, eccentrica e stonatissima ereditiera con una smodata passione per il canto lirico (Maryl Streep). Accanto a lei c’è un giovane e fascinoso marito (Hugh Grant), tanto accomodante quanto infedele, disposto a tutto pur di accontentare la sua dolce (e generosa) metà. Quando Florence si mette in testa di voler cantare, di voler prendere lezioni e quindi di volersi esibire in concerto, sarà compito del marito trovarle un pianista che la accompagni, il giovanissimo Cosmé McMoon, impersonato da un magistrale Simon Helberg. Di qui in poi comincia l’avventura di Florence, l’avventura paradossale di una donna convinta di possedere doti canore inestimabili e assolutamente decisa a esibirsi sul palco della Carnegie Hall. E che alla fine, proprio per aver trovato il coraggio di offrirsi al pubblico ludibrio per amore della musica, proprio per non aver saputo e potuto rinunciare a una passione che l’aveva tenuta in vita nonostante la malattia, si guadagna anche l’affetto di un pubblico tanto incredulo quanto fedele.
Florence Foster Jenkins, già di suo, doveva essere un personaggio folle e affascinante, ma l’ineguagliabile interpretazione di Maryl Streep la rende semplicemente irresistibile: goffa e vezzosa, ingenua ed entusiasta, variopinta e scenografica, Florence conquista gli spettatori al primo gorgheggio. E non basta: perché con un cast d’eccezione come questo, tra il sorriso accattivante e snob di Hugh Grant e la risata a stento trattenuta di Simon Helberg in ascensore, non sappiamo proprio cosa ci diverta di più e che cosa più ci faccia apprezzare questo film.
Di certo lo spirito di Florence, pur raccontandoci quasi la stessa storia, non è lo stesso di Marguerite: tutto il (melo)dramma messo in scena da Catherine Frot, tutta la complessità di un rapporto matrimoniale ambiguo e forse più d’interesse che d’amore, tutto il tormento della protagonista e la sua autoconsapevolezza in lotta con la sua passione, tutto questo resta soltanto sullo sfondo del film di Stephen Frears, che sa passare con delicatezza sugli aspetti più controversi di quella che potrebbe anche essere raccontata come la storia di una multimiliardaria che, grazie ai propri soldi, riesce a comprarsi anche la felicità (per quanto illusoria). Il regista sceglie invece di parlarci di un personaggio che, innanzitutto e nonostante tutto, è un personaggio sincero, autenticamente naive e proprio di questa sincerità fa la carta vincente del film.
Monica Cristini
Florence
Regia: Stephen Frears. Sceneggiatura: Nicholas Martin. Fotografia: Danny Cohen. Montaggio: Valerio Bonelli. Musiche: Alexandre Desplat. Interpreti: Meryl Streep, Hugh Grant, Simon Helberg, Rebecca Ferguson, Nina Arianda, John Kavanagh, David Haig, Christian McKay, Mark Arnold. Origine: GB, 2016. Durata: 111′.