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Indivisibili

indivisibiliCastel Volturno. Le diciottenni Viola e Dasy sono due giovani cantanti neomelodiche. Si esibiscono nelle feste di matrimonio, cresime e ovunque vengano pagate. In realtà a intascare il denaro è il padre padrone, che ne sfrutta non solo le doti canore, ma soprattutto l’handicap che le rende uniche: le ragazze sono infatti gemelle siamesi, unite all’altezza del bacino sin dalla nascita. Sono indivisibili, o così hanno sempre affermato papà e mamma. Le sensazioni e le emozioni passano da una a l’altra come fossero vasi comunicanti. Un produttore vorrebbe far loro incidere un disco, anche se pare solo interessato al loro “difetto” fisico; un prete, con tanto di orecchino e occhiali a specchio, le vorrebbe sante e testimonial per la scaramantica comunità locale; per i genitori sono naturalmente galline dalle uova d’oro. Quando un medico afferma di poterle dividere, per le ragazze la prospettiva cambia e Dasy entra in conflitto con il padre.
Edoardo De Angelis non cambia scenario e, dopo Perez., per raccontare il litorale Domizio sceglie questa volta una storia di freaks. In un movimento pendolare, il regista ondeggia tra realismo e grottesco, in un pericoloso connubio che rischia costantemente di minare la credibilità del racconto, che a tratti sembra scompattarsi, come invece non avveniva nel precedente lungometraggio. Le due sorelle (interpretate dalle magnifiche esordienti Angela Marianna Fontana), si prendono sulle spalle il film e interpretano una simbiosi problematica che le vede in lotta con lo squallido universo che le ha generate, ma anche tra di loro: Dasy è decisa a perseguire la via della separazione per poter finalmente provare a vivere in autonomia, affermando la propria identità e il diritto di desiderare (un uomo ad esempio); Viola è spaventata dalla fragilità e dalla possibilità concreta della solitudine. Due facce della stessa medaglia, a volte Giano bifronte, o ancora rappresentazione di un unico essere schizofrenico di fronte allo specchio. Doppiezza che a tratti sembra invece metafora di un contesto diviso tra voglia di emancipazione e impossibilità di rigenerazione.

La fotografia di Paredes Rubio sporca gli ambienti aperti e chiusi, portando in sala gli odori acidi delle strade sporche, delle spiagge inquinate dai rifiuti, delle abitazioni unte e fumose, del degrado umano inscenato nella sala ricevimenti dello yacht dell’ambiguo discografico (chiaro riferimento al film di Tod Browning). Tutto è fetore. Neppure la Chiesa, nella figura di un prete ai confini della realtà, si salva. Le gemelle si fanno così madonne, emblemi di una santità posticcia e opportunistica. Il martirio è dunque via di salvezza in questo profondo sud. Una storia diversa per raccontare sempre la stessa storia.

Vera Mandusich

Indivisibili

Regia: Edoardo De Angelis. Sceneggiatura: Nicola Guaglianone, Barbara Petronio, Edoardo De Angelis. Fotografia: Ferran Paredes Rubio. Montaggio: Chiara Grisiotti. Interpreti: Angela Fontana, Marianna Fontana, Antonia Truppo, Massimiliano Rossi, Toni Laudadio, Gaetano Bruno, Peppe Servillo. Origine: Italia, 2016. Durata: 100′.

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