Giorno 1.
Cannes è caotica, multiforme. Arriviamo verso le 14.30 e subito ci immergiamo nella Croisette. Una fiumana di volti e voci ci avvolge. Al Grand Thèatre danno la prima di American Honey, il Palais è circondato da ragazzi con il cartello ‘Invitation S.V.P.’, alla ricerca dell’invito che non sono riusciti ad accaparrarsi la mattina. Paparazzi, giornalisti, ma anche persone comuni si sono arrampicate sulle transenne, su scale e improvvisati piedistalli (persino un parchimetro!).
Verso le 16.00 ci accodiamo all’ingresso Cannes Cinéphiles di Un Certaine Regard diretti verso la sala Debussy, e ci fermiamo per un attimo a pensare che vedremo gratuitamente questo film…first time in our lives!
Il film che ci si presenta davanti agli occhi è Caîni di Bogdan Mirica: un uomo su un’auto. Un urlo soffocato dalla steppa infinita: ecco una scena che rimane impressa di questo film. Da un’atmosfera claustrofobica, in cui gli uomini vivono come cani sciolti in branco, presi da istinti animaleschi, a un paesaggio indifferente che non solo non partecipa, ma anche opprime con la sua infinitezza.
La scena che più ci ha colpito di tutta la pellicola, oltre alla meravigliosa fotografia, ai campi totali e ai tempi lenti che convergono in un crescere di sollecitudini, è un apparente quadretto di quotidianità di un uomo anziano che, tornato dal lavoro, in una sequenza lunghissima e quasi estenuante spilucca quello che ha nel piatto. E ci vuole quasi un istante prima di rendersi conto che quello che ha davanti non è un petto di pollo, ma quel che resta di un piede umano. E tutto si impregna subito di una forte inquietudine dall’aria macabra che si correla alla realtà cruda e crudele della mafia rumena.
Non male come inizio.
da Cannes, la redazione della II Esabac