Arriva in Italia con il titolo La memoria dell’acqua El boton de nacar (Il bottone di perla) ultima fatica del settantatrenne Patricio Guzman e Orso d’Argento a Berlino nel 2015. Il grande regista cileno (La battaglia del Cile, Il caso Pinochet, Nostalgia de la luz) parte da un cristallo di quarzo contenente una goccia d’acqua trovato nel deserto di Atacamaca per un’escursione ragionata nella storia del suo paese accompagnata dalla sua voce calma. Il Cile è un paese lungo (4.300 chilometri di coste) con tanta acqua, ma che non sente forte il legame con il mare. Vivono invece sull’acqua e di acqua le cinque tribù indigene del sud colonizzate e sterminate dal 1883 in poi. Ora non restano che poche decine di loro, che Guzman filma e fa parlare. Dall’universo profondo alla natura, dai ricordi personali alle vicende di una nazione tormentata, il regista procede per associazioni visive e mentali. Un compagno di scuola di Guzman annegò e sparì in mare e non fu più ritrovato: “Il primo desaparecido della mia vita” – commenta amaro. Anni dopo lo stesso mare restituì il corpo di una donna buttata nell’oceano dagli uomini della dittatura e destinata a scomparire nel nulla, riaffiorata al contrario delle migliaia che avevano avuto la stessa sorte, perché legata male dai suoi assassini.
Tra le isole degli indigeni, capaci di navigare con le loro piccole canoe durante le tempeste, anche quella di Dawson che durante la stessa dittatura Pinochet fu usata come campo di detenzione per molti membri del governo Allende e i suoi sostenitori. C’è la storia di Button (da qui il titolo originale del film), l’indio portato a Londra a fine ‘800 per essere civilizzato e rispedito a casa dopo un anno. Si passa poi al grande osservatorio astronomico nel deserto di Atacama da dove si vede l’acqua nello spazio. Corpi celesti lontanissimi dove potrebbero trovare riposo le anime dei morti, quasi obbedendo alle credenze religiose degli indigeni (anche se nella loro lingua non esiste una parola per indicare “Dio”).
Un film di spiritualità e memoria, di immagini spettacolari e di grazia, dove un bottone è l’unico resto di un desaparecido, che attesta l’impegno di grandi registi come Guzman, voce tra le più profonde e poetiche del cinema contemporaneo.
Nicola Falcinella
La memoria dell’acqua
Regia: Petricio Guzman. Origine: Cile/Francia/Spagna, 2015. Durata: 82′.