Journée 2.
Il sole è il protagonista di questa fantastica giornata, per noi iniziata con un po’ di sfortuna: siamo stati “riufiutati” all’entrata di Mal des pierres (regia di Nicole Garcia, proiettato nella Sale du Soixantième) e poi tagliati fuori, dopo un’ora di coda sotto il sole cocente di mezzogiorno, dall’entrata al Palais per Hell or high water (regia di David Mackenzie, proiettato nella Sale Debussy). Tuttavia abbiamo avuto modo di rimediare con una pausa, fra sabbia calda, gelato e il suono rilassante delle onde del mare.
La punta di diamante della giornata però è stata la visione di Neruda, film di Pablo Larrain (No, i giorni dell’arcobaleno e El Culb) proiettato nel teatro Alexandre III. All’inizio sembrava far parte dell’andamento non del tutto positivo della giornata. Eravamo seduti tranquillamente cercando di immergerci nella trama del film, che era iniziato più o meno da mezz’ora, quando all’improvviso un grido di donna si leva dal silenzio: un terremoto? Un attentato? Un omicidio?!? Paralizzati nel buio abbiamo capito solo dopo svariati attimi di terrore che si trattava di un malessere in sala. Tutto fortunatamente si è risolto per il meglio e il signore si è alzato chiedendo addirittura scusa, tra i sorrisi un po’ imbarazzati di tutti. Il film poi si è rivelato una vera sorpresa: ambientazioni realistiche, un’infinita cura per i dettagli e una straordinaria fotografia, come sempre nei film del regista cileno, unite ad una trama avvincente e mai scontata con attori molto capaci, hanno fatto di questo film un capolavoro sulla vita di uno dei principali esponenti della resistenza cilena nel dopoguerra, senza renderla noiosa ma facile da seguire. I fatti si incentrano sul periodo da latitante del poeta Pablo Neruda, caratterizzato qui dal forte impegno politico nel partito comunista e dalla sua influenza popolare, ma anche dalle debolezze e vizi che lo rendono drammaticamente “umano”. La cosa sorprendente però è che l’intera storia è narrata dalla seducente voce del suo “inseguitore”, un ispettore apparentemente freddo e deciso, ma in realtà più vicino è affascinato dalla figura di Neruda di quanto non voglia far credere. La ricerca spietata del poeta latitante diventa quasi come una storia d’amore, fatta di ossessione e coincidenze mancate. Tocco di stile sono le citazioni di poesie dalle opere di Neruda che intervallano e alleggeriscono la narrazione filmica. Insomma, un capolavoro da non perdere.
da Cannes, la redazione della II D Esabac
Les Démons
Silenzi, immagini sature e uno stile introspettivo, questi gli ingredienti del film Les démons di Philippe Lesage.
Se dal titolo può sembrare uno dei tanti film che parlano di avvenimenti soprannaturali e fantastici, Les démons non lo è. Infatti i demoni di cui parla il film sono quelli interiori, che si nascondono nell’anima del protagonista, Félix (Édouard Tremblay-Grenier) , come in quella di ognuno di noi, sono le paure di qualsiasi bambino e ragazzo che entra nell’età adulta.
In questo film la trama passa in secondo piano rispetto alle emozioni e alle sensazioni che lo stile registico e tecnico trasmettono e che tengono lo spettatore in continua sospensione, sensazione accentuata anche dalle musiche che assumono un’importanza maggiore rispetto ai dialoghi che sono presenti solo raramente e sono formati da frasi brevi e segmentate, intermezzate da silenzi.
Per quanto riguarda il montaggio, tra una scena e l’altra il cambio è molto lento e spesso l’immagine rimane ferma per una decina di secondi senza che succeda niente, nell’assoluto silenzio. I tempi sono quasi reali, come in una delle ultime scene in cui Ben (Pier-Luc Funk), l’istruttore di nuoto, va negli spogliatoi della piscina per compiere un atto estremo e la cinepresa rimane fissa a riprendere i bambini che nuotano per il tempo effettivo che il personaggio potrebbe metterci per fare ciò che farà. Nel film è molto importante e molto bella la figura di Emmanuelle (Sarah Mottet), sorella di Félix, che diventa la guida di Félix nel mondo adulto poiché riesce a razionalizzare i demoni del fratello.
Personalmente il film mi ha molto colpita, specialmente le scelte fotografiche e di montaggio. Secondo me il regista è riuscito bene a tenere gli spettatori in una realtà sospesa, simbolo dell’incertezza degli adolescenti e dei demoni interni dell’animo umano.
da Cannes, Morgana Capasso (classe V sezione Esabac)